Bombe carta a Catania, Renzi contestato
Paura per un giovane bergamasco

Un’esplosione improvvisa, un boato assordante e nemmeno il tempo di rendersi conto cosa stesse accadendo. Paura a Catania per il bergamasco Niccolò Carretta, consigliere comunale della Lista Gori, che domenica mattina era a pochi metri dal luogo in cui è scoppiata la contestazione contro il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Carretta era nella città siciliana per partecipare all’incontro di formazione politica di «Classedem». «Ero affacciato sull angolo della strada e hanno fatto esplodere bomba carta - racconta il consigliere comunale -. È stato lanciato di tutto. Io ho percepito l’onda d’urto in faccia. Poi siamo riusciti a chiuderci in un bar». Decine di giovani si sono lanciati contro il cordone delle forze dell’ordine piazzato alla fine di via Umberto davanti alla Villa Bellini di Catania, dove il premier Matteo Renzi aveva tenuto l’intervento di chiusura della Festa nazionale dell’Unità. Il suono delle sirene è riecheggiato in tutta la zona, mentre cariche della polizia erano in corso, con il lancio di lacrimogeni. Il tutto mentre centinaia di persone defluivano dal Giardino. Con gente che correva per paura, ma con la stragrande maggioranza, curiosa, ferma a guardare e riprendere con i telefonini.

Filmati anche i fermi di due manifestanti, due catanesi di 24 e 21 anni, del collettivo Aleph, mentre la polizia di Stato li arresta e li porta via. Un’ora di tensione che ha fatto calare l’attenzione dai contenuti della manifestazione: il No alla riforma costituzionale, la buona scuola, il rapporto con l’Europa, il lavoro, la scarsa attenzione verso le fasce deboli. Per questo oltre 500 persone si sono riunite e hanno sfilato in corteo mentre Renzi parlava, scandendo slogan contro il governo, ma soprattutto contro il premier. Il tema era «Cacciamo Renzi», che campeggiava sullo striscione che apriva il corteo. Che ha percorso un chilometro di via Umberto, dopo il concentramento in piazza Iolanda, tra gli sguardi incuriositi di passanti e abitanti.

Il loro obiettivo era attirare l’attenzione e mettere al centro del dibattito l’opposizione al governo Renzi. Tutto oscurato dallo scontro con le forze dell’ordine, contestato da quasi tutti i partecipanti al corteo. «Non siamo riusciti a isolarli», commenta un anziano che aveva tentato di bloccare il nucleo di una ventina di giovani partiti alla carica. «Hanno dato dei pugni alle spalle di diversi compagni, questi tutti vestiti di nero, non è possibile», urla un altro. Posizione non condivisa da una ventina di persone che in serata si recano in Questura per esprimere solidarietà ai due fermati. Negli uffici della Digos ci sono sbarre di legno, caschi e tute nere che sono state sequestrate. In Questura arriva anche la telefonata del capo della polizia, Franco Gabrielli, che si congratula con le forze dell’ordine.

Sulle contestazioni interviene anche Renzi, dal palco della festa dell’Unità: «Chi fuori da qui con strumenti propri della cultura antagonista ha cercato di rovinarci la festa – commenta il premier - non rappresenta una cultura antagonista, ma è nel solco di chi ha storicamente negato alla sinistra una ragione di esistere. Quelli che contestano e spaccano tutto non hanno in testa il futuro dell’Italia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA