Bettoni: «Un voto per portare
un bergamasco nell’Ue»

«Siamo ormai al voto per l’Europa del futuro. Che sarà come gli elettori la vorranno. Al punto in cui siamo e per come stanno andando le cose, c’è bisogno di un sussulto di senso civico e di impegno da parte di ciascuno». Lo scrive Valerio Bettoni.

«Siamo ormai al voto per l’Europa del futuro. Che sarà come gli elettori la vorranno. Al punto in cui siamo e per come stanno andando le cose, c’è bisogno di un sussulto di senso civico e di impegno da parte di ciascuno.

Anche se questa Unione Europea non ci convince appieno, anzi, spesso ci scontenta e ci fa arrabbiare per il suo attendismo al limite dell’ignavia, non si può pensare di farne a meno.

Obiettivamente e realisticamente, non possiamo fare a meno dell’Europa. Con la globalizzazione e con i grandi blocchi, dall’Estremo Oriente agli Stati Uniti, passando per la Russia, che è tornata a far la voce grossa, l’Europa deve mettere assieme le forze.

E far fronte comune per correggere le vistose anomalie esistenti, i ritardi, gli sprechi, le troppe meline. Invece di continuare a imprecare contro l’UE, come origine primaria dei nostri mali – di cui è invece responsabile la crisi che non è solo europea – proviamo a chiederci come saremmo e quali sarebbero le nostre condizioni se viaggiassimo in ordine sparso come invocano taluni movimenti che vogliono tornare ai localismi. È vero: oggi nei 28 Paesi UE abbiamo 26 milioni di persone senza un lavoro. Ma dobbiamo domandarci quanti sarebbero i disoccupati se non ci fosse questa UE. Tutti gli analisti concordano nel ritenere che sarebbero molti di più.

Per contare al tavolo delle grandi decisioni occorre avere forza e autorevolezza: e queste ci vengono dai numeri, dal disegno che sapremo costruire, intervenendo dove abbiamo le nostre riconosciute vulnerabilità. In questa tornata elettorale sono chiamati alle urne 380 milioni di cittadini. Dopo l’India che ha appena votato (550 milioni di elettori), siamo la seconda più grande democrazia del pianeta. Se tornassimo agli Stati nazionali, saremmo piccole voci, in tutto e per tutto ed è inutile cullare utopie e velleitarismi, come si sente invocare dai movimenti che si vogliono chiamar fuori. Facciamo prevalere la ragione, non il populismo, non l’isteria. Il nostro voto, il voto di ciascuno vale. E il voto dei bergamaschi è ancora più importante per avere un’eco là dove si prendono le decisioni per tutti.

L’UE ha fatto i suoi errori, soprattutto le omissioni e ancor più l’ossessione dei bilanci, dell’austerità, del rigore, l’Europa insomma della grande finanza: ma questa UE ha comunque al suo timone un uomo come Draghi che ha salvato l’euro proprio sull’orlo del baratro, dando peso alla moneta in rapporto alle altre divise, con un’attenzione non occasionale all’Italia.

La terra di Bergamo e i bergamaschi, gente che ha l’emigrazione nel sangue e che vive la fatica ma anche la sfida delle nuove frontiere – quelle della modernità – deve avere voce nell’UE. Per questo, al voto di domenica, è importante cogliere questa opportunità e inviare all’UE un bergamasco».

Valerio Bettoni

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