Cronaca / Hinterland
Lunedì 15 Giugno 2015
Bergamondo, finale a sorpresa
Il Burkina Faso rimonta il Senegal
Sotto 2-0 nel primo tempo, i vincitori hanno ribaltato il pronostico nella ripresa imponendosi per 3-2.
Piccoli, ma forti ed uniti. E così, la 9ª edizione di Bergamondo si conclude con una sorpresa: il Burkina Faso supera i superfavoriti e plurivincitori del Senegal. Un’autentica impresa: sotto 2-0 nel primo tempo, hanno ribaltato il risultato nella ripresa vincendo per 3-2. Il Senegal perde la sua seconda finalissima, ma ha già vinto la bellezza di 5 volte. E potete scommettere che, incassata questa incredibile rimonta, sta già pensando a come riprendere a vincere nella prossima edizione, che sarà quella del decennale di un torneo che sta diventando un appuntamento ormai imperdibile per le comunità straniere della nostra provincia.
Nella finalina per il terzo posto, invece, si impone per 2-1 il Marocco sulla Costa d’Avorio. Già nel 2011 i marocchini presero il bronzo, mentre altre 4 volte sono arrivati quarti.
Come sempre Bergamondo è stata una grande festa, nonostante la pioggia. Nelle sei giornate calcistiche hanno tifato per la propria squadra o semplicemente erano in tribuna per curiosità 15 mila persone, 1.500 solo per le finali e un migliaio nelle semifinali. Ieri, all’inizio della partita, l’inno italiano è stato cantato anche da molti burkinabè e senegalesi, stranieri sulla carta, ma italiani nella realtà.
Premiati anche il miglior giocatore, il marocchino Hamza Ryah, il miglior portiere, il ghanese Antobam Thomas Christian, e il capocannoniere con 7 gol del Burkina, Moumini Sare.
Bergamondo è promosso da L’Eco di Bergamo, organizzato dal Csi con il supporto di Credito Bergamasco, Fondazione della Comunità Bergamasca, Cisl e patrocinio di Regione, Provincia, Comune di Bergamo, Ufficio migranti della diocesi e Pontificio consiglio dei migranti.
E per l’edizione numero 10 «ci auguriamo di avere la capacità di creare qualcosa di coinvolgente che dimostri che è possibile stare insieme in pace e amicizia» spiega il presidente del Csi, Vittorio Bosio
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