Bergamo, sempre più baby prostitute

Arrivano dall’Est, hanno tra i 14 e i 17 anni: per la legge non sono perseguibili Accolte in comunità, tornano poi da chi le sfrutta. La Caritas lancia l’allarme

Sono tante le adolescenti, a anche di soli 14 anni, che si prostituiscono sulle strade della Bergamasca. E sono in particolare ragazze provenienti dall’Est europeo: Moldavia, Romania, Repubblica Ceca, Ucraina, Albania, in fuga da situazioni di povertà e di disagio. Sono attirate in Italia dalla promessa di denaro, di un futuro migliore, di un posto di lavoro, di una relazione d’amore. Ma la realtà che si trovano davanti una volta arrivate qui è del tutto diversa. Le baby prostitute sono ben istruite dagli sfruttatori: sanno che non possono essere portate in carcere perché minorenni. La legge prevede che siano affidate a una comunità: ma anche qui nessuno le può trattenere contro la propria volontà. E loro, addestrate a non fidarsi di nessuno, fragili proprio in virtù della giovane età e della poca esperienza, se ne vanno per tornare dai loro sfruttatori, da cui si sentono protette. La denuncia arriva dalla Caritas diocesana bergamasca, che opera sul fronte sociale per contrastare questo fenomeno in sinergia con l’associazione La Melarancia onlus e Lule: «È uno scandalo – dice don Claudio Visconti, vicedirettore –. Così non facciamo che riconsegnare queste ragazze ai loro aguzzini».Senza documenti, le giovanissime lucciole non osano sperare in una prospettiva migliore. E poi il «lavoro» sulla strada è redditizio, e permette loro di mandare soldi a casa ma anche di concedersi tutti i piccoli e grandi lussi che la società del consumo offre alle giovani donne alla moda: vestiti e accessori griffati, gioielli, telefonini ad alta tecnologia, gingilli elettronici, cosmetici... Tutte, però, alle domande di due «finti registi» in cerca di storie lungo le strade della notte dicono di voler cambiare vita: «Tra due settimane me ne vado, torno nel mio Paese, cambio vita». (09/12/2006)

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