Bergamo, 300 in piazza per Parigi
Foto e video della manifestazione

Circa 300 persone in piazza Vittorio Veneto dopo l’attentato di Parigi al motto di #stareinsieme. Un minuto di silenzio per le vittime. Gori: «Dialogo tra culture possibile». Un cittadino francese: «Adesso tutto cambierà e questo mi fa paura».

A Bergamo cittadini, associazioni, politici e amministratori pubblici si sono dati appuntamento in piazza alle 15,30 del 10 gennaio. Nessuna bandiera di partito, solo bandiere della pace, candele, matite e striscioni come quello delle «Donne in nero» che hanno voluto ricordare tutte le vittime del terrorismo. Il sindaco Giorgio Gori ha preso la parola al megafono e ha evidenziato la necessità di portare avanti «un percorso di convivenza e pace possibile». «Tutti – ha aggiunto – devono avere un luogo dignitoso in cui pregare, Bergamo non torna indietro sul dialogo con la comunità islamica, che ringrazio per aver preso posizione condannando quanto accaduto a Parigi».

Ecco il video della manifestazione: parla anche un cittadino francese che vive tra Bergamo e Parigi.

E il presidente della Provincia Matteo Rossi ha detto: «Anni fa a Bergamo 15.000 persone scesero in piazza contro la guerra in Iraq, ora siamo di nuovo qui per testimoniare questi valori: diritti, dialogo, solidarietà, fratellanza. Non c’è un “noi” e un “loro”». Anche dai giovani musulmani, presenti alla manifestazione, è arrivato un messaggio di «unità e dialogo per una convivenza possibile».

Dopo gli interventi, alle 16,24, la piazza ha osservato un minuto di silenzio. Un momento toccante, nel corso del quale alcuni manifestanti hanno alzato le candele e le matite che avevano portato per ricordare la strage al giornale francese.

«La strage di Parigi ci ha lasciati addolorati, sgomenti, arrabbiati – si legge nell’appello diffuso su internet prima della manifestazione –. Tutti sentiamo il bisogno di reagire. Ricordiamo quello che il premier norvegese Stoltenberg disse dopo la strage di Utoya del 2011: “Reagiremo con più democrazia, più apertura e più diritti”. Non vogliamo cedere alla paura e all’odio. Rifiutiamo la logica di chi divide il mondo in base alla religione, al colore della pelle, alla nazionalità. Rifiutiamo la logica di chi specula sulla morte per i propri interessi, alimentando una spirale di odio e violenza».

«È il momento di stare insieme, di far sentire la voce di tutti quelli, e sono tanti, che di fronte alla morte e alla violenza rispondono con il dialogo, la solidarietà e la pratica dei diritti. Tutti quelli che non fanno distinzione tra le vittime di Utoya e Peshawar, di Baqa, di Baghdad, e Parigi, nel Mediterraneo e a New York. Tutti quelli che credono che diritti, democrazia e libertà siano l’unico antidoto alla guerra, alla violenza e al terrore. Dove l’odio divide, i diritti possono unire. Vi aspettiamo, sabato 10 gennaio, alle 15,30 in piazza Vittorio Veneto».

Bergamo non è l’unica città che ha organizzato questo tipo di manifestazione, tra bandiere della pace e slogan che chiedono rispetto e integrazione. Anche Milano è scesa in pizza con Gino Strada che ha aderito e scritto su Facebook: «La strage di Parigi ci ha lasciati addolorati, sgomenti, arrabbiati. Tutti sentiamo il bisogno di reagire. Ricordiamo quello che il premier norvegese Stoltenberg disse dopo la strage di Utoya del 2011: “Reagiremo con più democrazia, più apertura e più diritti”. Non vogliamo cedere alla paura e all’odio. Rifiutiamo la logica di chi divide il mondo in base alla religione, al colore della pelle, alla nazionalità. Rifiutiamo la logica di chi specula sulla morte per i propri interessi, alimentando una spirale di odio e violenza. È il momento di stare insieme, di far sentire la voce di tutti quelli, e sono tanti, che di fronte alla morte e alla violenza rispondono con il dialogo, la solidarietà e la pratica dei diritti». «Tutti quelli che non fanno distinzione tra le vittime di Utoya e Peshawar, di Baghdad, di Baqa e di Parigi, nel Mediterraneo e a New York. Tutti quelli che credono che diritti, democrazia e libertà siano l’unico antidoto alla guerra, alla violenza e al terrore. Dove l’odio divide, i diritti possono unire».

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