Belotti: «Ultrà come assassini?»
Bruni: «Squallore, parlo di diritti»

Botta e risposta fra Belotti e Bruni dopo il duro confronto di lunedì sera in consiglio comunale. Il consigliere leghista accusa l’avvocato di paragonare gli ultrà a degli assassini. Bruni rispedisce al mittente le accuse e replica anche via Facebook. Partecipa al sondaggio

Botta e risposta fra Belotti e Bruni dopo il duro confronto di lunedì sera in consiglio comunale. Il consigliere leghista accusa l’avvocato di paragonare gli ultrà a degli assassini. Bruni rispedisce al mittente le accuse e replica vigoroso via Facebook.

Al centro del dibattito infuocato la richiesta delle minoranze affinché il Comune si costituisca parte civile nel processo sul tifo organizzato. Secondo te, il Comune deve costituirsi parte civile? Partecipa al sondaggio

Attacca Belotti: «Se un importante avvocato come Roberto Bruni per giustificare la sua richiesta al Comune di costituirsi parte civile per danni d’immagine contro gli ultrà dell’Atalanta arriva a citare come esempio un precedente del Comune di Udine per omicidio, allora è la prova che la richiesta avanzata con forza dall’ex sindaco e appoggiata da tutto il centrosinistra è veramente fuori luogo».

«Il caso di Udine – spiega il consigliere leghista - Bruni lo ha ribadito più volte, citando perfino la sentenza della Corte Costituzionale del 4/1/2013 che accolse proprio la richiesta del capoluogo friulano, ma è stato ben attento ad omettere i fatti di quell’episodio. Allora è bene dirlo in modo chiaro qual’ è il metro di paragone utilizzato da Bruni per attaccare la Curva Nord: Udine si era costituita parte civile per danni d’immagine per l’omicidio di tre poliziotti da parte di una banda di mafiosi albanesi avvenuto il 23 dicembre 1998. Un fatto gravissimo che aveva sconvolto, alla vigilia di Natale, non solo il Friuli ma tutto il Paese. Aggiungo che altri comuni che si sono costituiti contro delle associazione a delinquere sono quelli di Palermo e Corleone, ma come possono tutti immaginare stiamo parlando di Cosa Nostra».

«Quando l’astio annebbia la vista, si perde di lucidità – continua Belotti -: gli ultrà dell’Atalanta potranno anche non essere simpatici a tutti, qualcuno potrà essersi reso responsabile di atti violenti (che vanno condannati), ma come si fa a paragonarli a degli spietati assassini mafiosi albanesi? Ma lo sa Bruni che la curva Nord da 40 anni è uno se non il principale punto di aggregazione giovanile della nostra provincia? Ma lo sa Bruni che quelli che lui vorrebbe certificare come il male assoluto della città, sono anche i promotori della Festa della Dea, la più partecipata festa popolare della nostra provincia? Ma lo sa Bruni che quelli che lui paragona a dei mafiosi assassini negli ultimi 5/6 anni hanno donato in beneficienza circa 200 mila euro a favore dei terremotati a L’Aquila, nel mantovano, di numerosi bambini bisognosi di cure, di un ospedale pediatrico in Rwanda, e ancor prima per gli alluvionati a Brembilla e per le vittime dello tzunami?»

«Il Comune di Bergamo non ha mai proceduto per danni d’immagine, neanche quando, durante l’amministrazione Bruni, i kompagni del Pacì Paciana avevano provocato decine di migliaia di euro di danni in città durante un corteo nel febbraio 2005. In quella occasione la giunta di centrosinistra presentò denuncia per risarcimento danni, ma se ne guardò bene di chiedere i danni d’immagine ai “democratici” del centro sociale».

La replica dell’avvocato Roberto Bruni - sentito telefonicamente - non è tardata ad arrivare: «Ancora una volta Belotti finge di non capire. Ho citato quella sentenza esclusivamente per il principio di diritto che è stato affermato . Non inoltre mai paragonato i tifosi - anzi gli imputati di questo processo - a una banda di mafiosi albanesi. E a proposito del Pacì Paciana il Comune si è sempre costituito parte civile nei procedimenti. Non ho alcuna intenzione di alimentare una polemica e ribadisco che abbiamo avanzato quella richiesta nell’interesse del Comune e della città». La replica di Roberto Bruni arriva anche via Facebook:«La mia colpa? Aver osato proporre durante la seduta consiliare la costituzione di parte civile del Comune di Bergamo nel processo contro alcuni ultrà atalantini imputati di associazione per delinquere e aver ricordato che chi, come Daniele Belotti, essendo coinvolto nello stesso processo, ha un interesse personale in ballo non può intervenire in Consiglio, cosa ovvia e scontata».

«Sono stato punito – aggiunge il consigliere del Patto civico – con una raffica di insulti e una aggressione sui media piena zeppa di assurdità. Ovviamente, non mi sono mai sognato di equiparare neanche lontanamente gli omicidi di Udine con i fatti oggetto del processo bergamasco. Ho solo citato una sentenza della Cassazione, pronunciata nel processo per gli stessi episodi, che riaffermava il principio di diritto per cui ogni Comune nel quale si è insediata e ha operato una associazione a delinquere ha titolo per costituirsi parte civile, chiedendo il risarcimento del danno all’immagine. Tutto qui. Vengo invece additato al pubblico ludibrio dall’imputato Belotti perché per me i tifosi dell’Atalanta (tra i quali figuro anch’io “soltanto” da sessant’anni) sarebbero uguali ad assassini mafiosi. Che tristezza e che squallore».

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