Beccato il mago delle truffe on line
Non potrà usare social o mail

È successo a Torino. Il ragazzo dovrà avvisare la polizia ogni volta che si metterà al computer.

«Dopo aver fatto truffe a raffi­ca on line, per i prossimi due anni non potrà utilizzare un account di posta elettronica o di social network senza infor­mare la polizia.Ogni volta che si metterà al computer per navigare in rete, dovrà avvi­sare i suoi ”sorveglianti”. Di­soccupato, nullatenente e truffatore seriale. Da anni. È questo l’identikit di Davide. È lui il nuovo sorvegliato spe­ciale della Questura di Torino, condannato ad una sorta di «obbligo di dimora virtuale», con un provvedi­mento innovativo emesso dal­la sezione per le misure di prevenzione del Tribunale». Lo racconta la polizia nel suo profilo Facebook «Una vita da social».

«Le truffe preferite erano gli an­nunci pubblicati sui siti Ebay e Subito.it, con una passione particolare per le automobili e i quad. Contattava i vendito­ri, esclusivamente privati, li raggiungeva senza problemi anche fuori città. Firmava puntualmente un assegno, che risultava poi scoperto, e infine spariva nel nulla. Quan­do i truffati se ne accorgeva­no, era sempre troppo tardi. Perché lui, un ragazzone tori­nese di 31anni, utilizzava sempre false gene­ralità. E, anche quando veniva scoperto, aveva già rivenduto i beni ad altri acquirenti, inta­scandone i profitti».

«Con questa decisione il Tribuna­le, sulla base dell’informativa della Polizia, ha cercato di dare una risposta adeguata ai tempi alla diffusione virale delle truffe online. Le misure di prevenzio­ne, infatti, impongono ai crimi­nali divieti «tradizionali»: non al­lontanarsi dall’abitazione senza preavviso, divieto di dimora, il di­vieto di «associarsi abitualmente alle persone che hanno subito condanne». Prescrizioni che non tengono conto delle nuove fron­tiere del crimine che, grazie al web, sono pressoché illimitate. Così, Davide, oltre a non poter uscire di casa tra le 21 e le 6, per i prossimi due anni dovrà tenere al corrente gli agenti della polizia postale di tutti i suoi spostamen­ti in rete».

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