Battisti, ora cosa succederà?
Espulso dalla Bolivia,ergastolo a Rebibbia

Espulsione dalla Bolivia ed ergastolo. È quanto attende Cesare Battisti appena tornerà in Italia. Questione di ore. «La fuga è finita, giustizia è fatta», dice il guardasigilli Bonafede. Ed è lui stesso ad annunciare che l’ex terrorista dei Pac non passerà per il Brasile ma «tornerà in Italia direttamente dalla Bolivia» dove è stato catturato.

Una procedura che permette di aggirare l’accordo sottoscritto dal precedente governo con il Brasile per estradarlo e che obbligava ad applicare la pena massima di 30 anni escludendo il carcere a vita, ossia la condanna prevista dalle sentenze passate in giudicato.

Quando a Bonafede, dopo la cattura di Battisti, hanno chiesto se lui quell’intesa l’avrebbe firmata, ha risposto che «parlare del passato non ha senso: in quel momento è stata fatta una valutazione e si è ritenuto fosse meglio riavere indietro Battisti per fargli scontare 30 anni che non averlo». Ma poco dopo arriva una sterzata che cambia lo scenario: Battisti non sarà riportato in Brasile, come sembrava in un primo momento.

Uscirà direttamente dalla Bolivia, paese a guida socialista, che «ha mostrato piena collaborazione e non ha dato nessun seguito alle richieste di appoggio avanzate da Battisti», dice il guardasigilli. Respinte anche le richieste di asilo, avanzate dall’ex terrorista tramite il proprio legale il 18 dicembre scorso e approdate sul tavolo del ministro boliviano il 21.

Formalmente l’iter per l’estradizione dal Brasile è cosa chiusa dal 2011. Ma da allora sono stati tanti i colpi di scena senza esito, complice soprattutto il clima politico nel Paese sotto la presidenza Lula. E sull’intero caso ha pesato a lungo il ’vetò all’estradizione posto proprio da Lula: lo stesso tribunale federale brasiliano dichiarò ’estradabilè Battisti, ma stabilì che quel veto, contro cui l’Italia fece ricorso, non era impugnabile. Le cose sono cominciate a cambiare davvero con Temer e poi c’è stata l’inversione di rotta con Bolsonaro.

Ma l’intesa con il Brasile che escludeva l’ergastolo, conclusa all’indomani della cattura di Battisti dopo una tentata fuga sempre in Bolivia, restava in piedi. «In Brasile - spiega l’ex direttore degli Affari di Giustizia del ministero, Raffaele Piccirillo, che seguì il caso quando ministro era Andrea Orlando - l’ergastolo non c’è, è vietato dalla Costituzione: per questo l’Italia si è impegnata a garantire che a Battisti, una volta estradato, doveva essere applicata la pena massima di 30 anni».

Ora, però, non si tratta più di estradizione. «Espulsione immediata dalla Bolivia», dice Bonafede quando mancano poche ore al decollo dell’aereo che riporterà Battisti in Italia. E bypassato il Brasile via La Paz, si può aggirare anche lo ’stop’ all’ergastolo previsto dall’intesa del 2017: Battisti sarà consegnato dall’Interpol Bolivia alla controparte italiana all’aeroporto di Santa Cruz. Una volta atterrato a Roma, a Ciampino, sarà portato quasi di certo a Rebibbia.

Successivamente non è escluso possa essere trasferito in un carcere milanese, visto che le condanne che lo riguardano furono emesse dalla corte d’assise di Milano e, anche in queste ultime fasi, le indagini coordinate dalla procura generale del capoluogo lombardo sono state decisive per la cattura.

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