«Basta Milano per colpa di Trenord
Ho deciso di trovare un altro lavoro»

Nemmeno nei giorni delle feste natalizie le quasi quotidiane critiche ai servizi di Trenord si affievoliscono. Ennesima lettera aperta di una pendolare sui cronici problemi della linea Bergamo-Milano.

«Scrivo la mia prima e spero ultima lamentela riguardo alla linea ferroviaria Bergamo-Milano, scusandomi sin d’ora se mi dilungherò in dettagli, ma l’eventuale noia causata da questa mia email non sarà nulla in confronto al disagio che ho vissuto quotidianamente negli ultimi quattro anni».

«La giornata tipo di un pendolare si può riassumere nel racconto della mia avventura di lunedì 22 dicembre: treno delle 8.11 da Verdello a Milano Centrale via Treviglio, il posto a sedere c’è solo perché in molti sono già in vacanza, soprattutto gli studenti, accumuliamo al solito un ritardo di 10 minuti e arriviamo a Milano alle 9, anziché alle 8.50 come previsto. Voi direte: i ritardi sono previsti a causa del guasto per il maltempo che si sta cercando di risolvere a Melzo: vero, forse, ma sono quattro anni che il treno arriva sì e no una volta a settimana in orario, quindi sarebbe il caso di indicare che l’arrivo previsto sia le 9 e smettere di illudere quei viaggiatori occasionali che ogni tanto mi capita di vedere con i sudori freddi perché temono di perdere (e perdono) la coincidenza con il Frecciarossa».

«Esco dall’ufficio alle 17.00 per prendere il treno delle 17.25 (che ho scoperto essere diventato delle 17.27) da Milano P.ta Garibaldi per Bergamo via Lambrate e non vedendo segnalato il binario sul display già temo il peggio che infatti si concretizza con un messaggio dall’altoparlante che annuncia: treno cancellato per un guasto. Decido quindi di prendere il treno via Carnate, per poi tornare a Verdello dalla stazione di Bergamo. Salgo su una carrozza che non solo è priva di riscaldamento, ma è praticamente esposta alle intemperie, spifferi freddi che con la velocità costringono i viaggiatori a rimanere vestiti e bardati di cappotti e sciarpe. Cambio carrozza dopo una fermata, la successiva fortunatamente è più calda».

« Arrivo in stazione a Bergamo alle 18.48 circa, in ritardo di 8 minuti ma in tempo per prendere il Bergamo-Treviglio delle 18.51 che mi permetterebbe di arrivare a Verdello alle 19.03. Il treno per Treviglio è soppresso. Devo ripiegare sul Bergamo-Milano Centrale delle 19.02 che arriva a Verdello alle 19.11. In tutto questo voglio ricordare che SE avessi preso il treno per il quale avevo timbrato l’uscita al lavoro alle 17, sarei arrivata a Verdello alle 18.16, salvo ritardi».

«Salgo sul treno, il famoso Vivalto inaugurato in pompa magna a maggio di quest’anno, l’unico treno degno di essere chiamato tale, ma nulla di eccezionale o futuristico, semplicemente dotato di display che indicano la fermata successiva e i tempi di percorrenza, ma non il ritardo (non sia mai!) e il top della tecnologia, delle prese di corrente! Nella carrozza a fianco un senzatetto visibilmente alterato dall’alcool che cerca riparo dal freddo chiede a che ora parta il treno, per poi scendere prima della partenza, una ragazza con trolley gigante mi domanda se sia il treno giusto e come mai non stia partendo, perché nel frattempo sono le 19.06 e noi siamo ancora fermi, tra insulti e lamentele dei pendolari di Treviglio, ai quali comunicano dall’altoparlante che il 2634 effettuerà la fermata aggiuntiva di Treviglio Ovest, ma non sembrano soddisfatti. Avviso quindi la ragazza che sicuramente a Milano Centrale arriverà con almeno 15 minuti di ritardo, anche lei non mi pare felice».

«Partiamo alle 19.11, arrivo a Verdello alle 19.20, poteva andare peggio. Ad esempio, potevo avere lasciato l’auto a Stezzano, cosa che facevo fino a nemmeno un anno fa, essendo io residente lì. Peccato però che ormai passassi più tempo sul binario al freddo, alla pioggia, al buio di Verdello o della stesa Stezzano in attesa di coincidenze varie che puntualmente perdevo a causa di ritardi nemmeno segnalati, mai rimborsati né giustificati. Ho deciso quindi che a causa di Trenord e dei suoi disservizi, dovevo spendere più soldi in benzina e 15 euro mensili per un parcheggio non custodito e non sempre libero a Verdellino».

«Non è la sola decisione che il malfunzionamento di Trenord ha contribuito a farmi prendere, l’ultima e definitiva è stata quella di cercare un altro lavoro, non più a Milano, nonostante il mercato del lavoro più ampio, meglio remunerato, nonostante Expo (riuscite a immaginare un visitatore di Expo che magari per comodità di collegamenti atterra e soggiorna a Bergamo e poi prende uno di questi regionali per andare a Milano? Penserebbe di essere finito su una Candid Camera, altro che eccellenza)».

«E non posso nemmeno essere risarcita: con l’abbonamento ioViaggio infatti il rimborso non è previsto... Se un viaggiatore volesse fare valere il suo diritto a percorrere il tragitto casa lavoro con dignità, puntualità e sicurezza, dovrebbe fare un abbonamento separato Trenord e Atm, spendendo di più e rinnovando mensilmente e per chiedere un rimborso che, in confronto a quello che si deve subire tutti i giorni, è una barzelletta. Il personale di viaggio, nei limiti delle diverse personalità e dei diversi umori, fa quello che può. A volte dà ragione agli utenti, a volte dà addosso letteralmente ai dirigenti, altre volte risponde in modo scontroso, come è capitato una volta a me che mi sono sentita dire: se vuole arrivare in orario prenda il treno prima».

«La situazione è giunta davvero al capolinea, mi si passi una metafora in tema, ormai è chiaro che la manutenzione ordinaria non viene più eseguita e lo si capisce dai guasti che sono all’ordine del giorno, gli investimenti sono totalmente privi di una visione d’insieme e a lungo termine, perché i manager hanno come in tutte le grandi aziende degli obiettivi nel medio-breve periodo e ognuno fa di tutto, non per migliorare il servizio all’utenza e di conseguenza la mobilità di una Regione che per fortuna lavora ancora tanto, ma per guadagnare quanto possibile dal proprio incarico».

«Nel frattempo la gente perde ore di lavoro per i ritardi, perde ore con le proprie famiglie, perde la pazienza e la salute (non conto nemmeno più le malattie causate da quei vagoni senza un buon ricircolo dell’aria, aria condizionata gelida o riscaldamento tropicale), perde la speranza che qualcosa cambi nonostante i proclami, i tavoli tecnici, le interviste. Ciò che spero è che queste parole servano a qualcuno di voi per fare concretamente qualcosa, se dovessi decidere io farei tabula rasa della situazione attuale e partirei da zero, investendo seriamente e costruendo un servizio davvero efficace. Uscite dai vostri tavoli tecnici e andate a vedere il tabellone in una stazione, aggiungete almeno 5 minuti ai ritardi segnalati (quando segnalati) e provate ad aspettare un treno all’ora di punta il 15 gennaio, sono sicura che non resterete indifferenti».

Una futura ex (e spero mai più) pendolare

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