Cronaca
Martedì 24 Maggio 2011
Aves
Il 3° Reggimento Sostegno «Aquila» dell'Aviazione dell'Esercito ha inviato in Afghanistan dalla base di Orio 14 tecnici per effettuare sul posto le minuziose ispezioni delle tecnologie montate sugli elicotteri A129 Agusta. Ora i tecnici sono a Herat.
Trasferire tutte le funzioni di una base operativa da Orio al Serio all'Afghanistan, dove le stesse mansioni vengono svolte con la stessa efficienza e intensità addirittura superiore.
È la sfida che sta affrontando dall'inizio di marzo il 3° Reggimento Sostegno «Aquila» dell'Aviazione dell'Esercito (Aves), con sede appunto all'aeroporto di Orio, il polo tecnico-logistico al quale fanno capo tutte le operazioni di mantenimento in efficienza, rifornimento, recupero e sgombero e volo degli elicotteri A129 Agusta, veri e propri gioielli della tecnologia italiana che stanno dando un contributo fondamentale allo svolgimento della missione internazionale Isaf (International Security Assistance Force) alla quale I'Italia partecipa con gli altri Paesi Nato per riportare l'ordine e la sicurezza nell'Afghanistan martoriato da più di trent'anni di guerre. E proprio a Herat, capoluogo della Regione Ovest del Paese affidata al comando italiano, il reggimento ha avviato la sua missione nella missione, trasferendo sul posto i servizi che normalmente vengono svolti in sede: riparazioni in senso stretto, ma anche aggiornamento delle configurazioni, ossia tutte quelle migliorie tecniche che possono riguardare armamenti e strumentazioni.
Sfida senza precedenti
Si ritirano e si riportano «a domicilio» dai reparti di volo i mezzi che necessitano di intervento per consumi legati a vetustà, inefficienze o rotture, oppure di intervento su quei componenti che la ditta produttrice segnala come soggetti a usura statisticamente provata. E si provvede non solo a rimetterli in sesto, ma in perfetta efficienza, che significa poi renderli in grado di volare per altre 300 ore in assoluta sicurezza. Perché quando si è lassù per aria non si scherza, soprattutto quando c'è qualcuno che ti spara addosso. Come può succedere oggi in Afghanistan, come poteva succedere (ed è successo) ieri in tante altre zone del mondo dove il 3° «Aquila», nei suoi 45 anni di storia, non ha mai fatto mancare il proprio contributo: dal Nepal a Malta, dal Mozambico alla Namibia, per arrivare alle missioni che hanno scritto la storia dell'esercito italiano nel dopoguerra: Libano e Somalia, Bosnia, e Kosovo, Iraq e ora, appunto, Afghanistan.
E proprio nel Paese dell'Asia centrale il reggimento sta realizzando qualcosa di davvero speciale, senza precedenti. «Questa in Afghanistan – spiega il colonnello Stefano Zinno, comandante del 3° «Aquila» – è la prima operazione di questo tipo in teatro operativo ed è ancora in corso, quindi è prematuro trarre conclusioni. Alcune considerazioni di fondo, però, si possono già fare. La prima è che le operazioni di smontaggio, trasporto e rimontaggio (andata e ritorno) da Herat durano circa una settimana: non è tantissimo, anzi, è forse meno di quanto ci vorrebbe ad andare e tornare con i carri a Lamezia Terme, ma è comunque tempo guadagnato. La seconda, e più importante, è che qui a Orio si lavora in giorni e orari definiti, mentre in teatro le cose vanno diversamente: hai solo quello a cui pensare e ci lavori dall'alba al tramonto tutti i giorni, sabato, domenica e festività compresi. Così, alla fine, un'ispezione in Afghanistan ti dura tre mesi contro i cinque richiesti in Italia».
Problemi di organico
«Il personale sopporta con elevato spirito di sacrificio i ritmi imposti dalle nuove mansioni, che comportano un evidente maggior dispendio di risorse umane» sottolinea il comandante, che tra l'altro ha alle spalle due missioni nei Balcani – per un totale di 18 mesi – e un'esperienza di tre anni presso l'Agenzia Nato Nahema (sviluppo e produzione del nuovo elicottero da trasporto NH90, con la partecipazione iniziale di cinque Paesi Nato e poi con l'aggiunta dei Paesi nordici) di Aix en Provence in Francia. «Attualmente a Herat – spiega infatti Zinno – è impiegato personale della base, che ovviamente viene a mancare qui dove il lavoro prosegue comunque, e che al suo ritorno dovrà godere delle licenze maturate durante il periodo trascorso in missione. Inoltre, a dicembre prossimo un'aliquota di sottufficiali di grande esperienza lascerà il servizio attivo, ed è chiaro che per il tipo di lavoro che svolgiamo il problema non è quello di una mera sostituzione numerica, bensì di un avvicendamento con tecnici altamente qualificati e specializzati come lo sono quelli che se ne vanno».
Sì perché formare un tecnico elicotterista non è un'impresa da poco: «Operiamo su tecnologie d'avanguardia meccaniche ed elettroniche e su sistemi d'arma delicatissimi. Un tecnico giovane non si improvvisa, per formarlo servono due-tre anni, nei quali deve sempre avere vicino un tecnico esperto per il necessario trasferimento di know-how, il bagaglio di competenze accumulato in anni di lavoro. E per di più è necessario un continuo aggiornamento con le ditte produttrici sulle tecnologie utilizzate». Formazione, aggiornamento ed esperienza, dunque, ma non solo. «C'è un'altra componente fondamentale, che è la predisposizione. Puoi anche essere un bravo meccanico, ma quella o ce l'hai o non ce l'hai. E quando parlo di predisposizione intendo anche fisica, perché quando devi intervenire su un apparato radio lavori per ore e ore in spazi ristretti e in posizioni scomodissime».
Visite per le scuole
Anche per la necessità di alimentare con forze fresche il personale della base, il comandante Zinno ha avviato una massiccia operazione di apertura verso l'esterno: «Ma non è solo quello. È che considero fondamentale interagire con il territorio di cui facciamo parte. Per questo collaboriamo strettamente con il Comune di Orio al Serio aprendo alle scolaresche, così come organizziamo visite per gruppi disabili e associazioni d'arma. Il discorso dell'orientamento in vista di un possibile reclutamento (sulle cui modalità riferiamo a parte, ndr) è legato più che altro alle visite che organizziamo per le scuole superiori».
Ma in questa strategia di apertura al territorio si inquadrano anche le numerose iniziative di solidarietà – che illustriamo in questa stessa pagina – e una serie di partecipazioni a eventi a Bergamo e in provincia, come Exponiamo di Dalmine, nell'aprile scorso: «Abbiamo aderito alla richiesta di partecipare con un nostro elicottero A129 CBT in mostra statica per tutta la durata dell'evento unitamente allo stand EI, ed è stato un autentico bagno di folla».
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