Aumentano i matrimoni misti
E ci si sposa solo dopo i 30 anni

In Italia ci si sposa meno e tardi. E chi arriva al sì prudentemente sceglie la separazione dei beni. Lo rivelano gli ultimi dati Istat che mostrano pure come i meno propensi a lasciare mamma e papà per formare una propria famiglia siano i maschi.

In Italia ci si sposa meno e tardi. E chi arriva al sì prudentemente sceglie la separazione dei beni. Lo rivelano gli ultimi dati Istat che mostrano pure come i meno propensi a lasciare mamma e papà per formare una propria famiglia siano i maschi. In realtà dalle statistiche emerge una leggera crescita dei matrimoni nel Belpaese - nel 2012 ne sono stati celebrati 207.130, 2.308 in più rispetto all’anno precedente - ma è dovuta soltanto all’aumento di quelli misti. Nel 2012 sono state, infatti, celebrate 30.724 nozze di questo tipo (pari al 15% del totale), oltre 4 mila in più rispetto al 2011, ma ancora inferiori di oltre 6 mila rispetto al picco massimo del 2008. I matrimoni misti, con un coniuge italiano e l’altro straniero, sono stati 20.764 nel 2012.

Prosegue, invece, la diminuzione delle nozze tra sposi entrambi di cittadinanza italiana, che nel 2012 sono state 153.311. Una tendenza in atto dal 1972. Negli ultimi cinque anni il loro numero é diminuito di oltre 39 mila unità e negli ultimi 20 anni il calo annuo è stato in media dell’1,2% mentre dal 2008

al 2011 si sono avute oltre 45 mila celebrazioni in meno.

Quando si arriva ai fiori d’arancio l’età dei convolanti a nozze é decisamente più alta che in passato: attualmente gli sposi al primo matrimonio hanno, in media, quasi 34 anni e le spose quasi 31, circa 7 anni in più rispetto ai valori osservati nel 1975. Al momento del sì la scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni è un fenomeno in rapida crescita: nel 2012 l’incidenza dei matrimoni in regime di separazione dei beni è pari al 68,9%. E dopo anni di forti differenze territoriali caratterizzate da una maggiore prevalenza della separazione dei beni al Centro-Nord, nel 2012 è proprio nel Mezzogiorno che

questa scelta raggiunge livelli di incidenza superiore al dato medio nazionale. La minore propensione a sancire con una fede al dito l’unione è da mettere in relazione anche con la progressiva diffusione delle unioni di fatto, che da circa mezzo milione nel 2007 hanno superato il milione nel 2011-20121. In particolare sono proprio le convivenze more uxorio tra partner celibi e nubili ad aver fatto registrare l’incremento più sostenuto: 594 mila nel 2011-2012.

La conferma di questo mutato atteggiamento sembra pervenire anche dalle informazioni sulle coppie di atto con figli, l’incidenza di bambini nati al di fuori del matrimonio è in continuo aumento: nel 2012 oltre un nato su 4 ha genitori non coniugati. Ma è soprattutto la sempre più prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine a determinare il rinvio delle prime nozze. Nel 2012 vivono nella famiglia di origine il

52,3% dei maschi e il 35% delle femmine tra 25 e 34 anni di età. In molti casi tuttavia si tratta di una scelta forzata: la difficoltà di trovare lavoro e casa non invoglia a lasciare il nido e la difficile congiuntura economica degli ultimi anni non ha certo aiutato a spiccare il volo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA