Assaltò l’Agenzia delle Entrate
Ora rivuole i fucili: «Per il figlio»
Due pistole, 2 fucili, 5 carabine, munizioni. Li rivuole indietro, perché quelle armi non sono connesse al reato commesso. Lui è l’uomo che il 3 maggio del 2012 fece irruzione nell’Agenzia delle Entrate di Romano, sparando e prendendo in ostaggio un impiegato.
Due pistole, due fucili da caccia, cinque carabine, centinaia di munizioni. Li rivuole indietro, perché quelle armi non sono connesse al reato commesso. Proceduralmente ineccepibile.
Ma se il signore che reclama la restituzione del suo arsenale è l’uomo che il 3 maggio del 2012 fece irruzione nell’Agenzia delle Entrate di Romano, sparando e tenendo in ostaggio un impiegato perché esasperato da un debito che poi si rivelò di soli 2.400 euro, è lecito farsi cogliere da un brivido.
Lui è Luigi Martinelli, 56 anni, di Calcio, libero in attesa della richiesta di affidamento ai servizi sociali ora che il patteggiamento a tre anni è passato in giudicato. Cerca un lavoro e un po’ di pace, dopo essere finito alla ribalta delle cronache nazionali col suo giorno di ordinaria follia.
«I fucili, le carabine e le pistole non sono mai stato intenzionato a riaverli per me - confessa -. Dai, sarebbe il colmo se mi ridessero le armi, con quello che ho combinato. Non posso più toccarle, giusto così. Il porto d’armi me l’hanno ritirato. Io vorrei darle a mio figlio, che ha il permesso, o piuttosto regalarle a un amico. Tutto, purché non vadano distrutte: sarebbe uno spreco».
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