Aids, aumentano i malatie manca la prevenzione

Ascolta l’intervista a Fredy SuterLe iniziative in programma in città

Sono 2.889 i bergamaschi attualmente in cura perché colpiti dal virus dell’Hiv, mentre dall’inizio dell’anno ad oggi, nella Bergamasca, l’infezione ha contagiato 144 persone. Sono questi i numeri che emergono in occasione della Giornata mondiale per la Lotta all’AIDS, in programma il 1° dicembre. Secondo la Caritas bergamasca il grande problema su cui riflettere è il calo di attenzione che da tempo i media riservano alla malattia: sconosciuta dai giovani nella sua reale drammaticità, l’infezione da Hiv potrebbe diventare «la malattia delle giovani generazioni». Una preoccupazione che trova d’accordo anche Fredy Suter, direttore dell’Unità di Malattie infettive dei Riuniti di Bergamo, reduce da quattro giorni di incontri e di studio durante la settima edizione del congresso della Simit (la società italiana di malattie infettive e tropicali). «La situazione a Bergamo per quanto riguarda l’AIDS è molto seria. I casi di AIDS si sono nettamente ridotti - spiega Suter -. perché le cure farmacologiche permettono di intervenire con efficacia sui pazienti sieropositivi in fase precoce, ma è ancora drammaticamente alto il numero di persone che si contagiano o che, contagiati in passato, non sanno di essere malati». E i dati su Bergamo sono significativi: «Al momento ai Riuniti di Bergamo sono seguiti circa 2.400 pazienti sieropositivi, con un incremento di malati all’anno dell’6-8%. In terapia al momento ci sono 1.750 pazienti». Se si analizza invece nello specifico il dato deigli stranieri con il virus dell’HIV si parla di un incremento dall’8% del 2007 al 20% del 2008. «Aumentano i contagi, e manca ogni tipo di informazione e di prevenzione - commenta Suter -. Dell’HIV e dell’AIDS si parla sempre meno e sembra quasi che faccia meno paura. Al contrario la percezione del rischio deve restare alta: al momento nella Bergamasca stimiamo che ci siano oltre 1.500 persone sieropositive che non sanno di esserlo. È quindi importante che il test dell’HIV diventi una pratica costante, da estendere a livello di Pronto soccorso: un esame da fare a tutti, in particolare nei soggetti che hanno avuto esperienze anche remote di esposizione a droghe per via venosa, che provengano da Paesi ad alto tasso di epidemia o che semplicemente abbiano avuto contatti sessuali non protetti. E proprio la trasmissione eterosessuale è la più preoccupante e la più comune». Suter sottolinea l’importanza di una maggiore sensibilizzazione: «La prevenzione è assolutamente insufficiente e c’è poca consapevolezza».Anche per questo il Sistema sanitario locale promuove un «Numero verde AIDS» - l’800/861061 - promosso dall’Istituto superiore di Sanità: il servizio, anonimo e gratuito, è attivo dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 18 e ogni giorno è possibile anche parlare con mediatori culturali per la lingua inglese e francese (il lunedì), romena (martedì), spagnola (mercoledì), cinese e araba (giovedì) e russa (il venerdì).Poi qualche informazioni su come va la ricerca: «Negli ultimi tempi abbiamo avuto ottimi riscontri dalla ricerca farmacologica. Costantemente si sviluppano nuovi farmaci e stiamo riscontrando effetti positivi da un regime terapeutico semplificato resosi disponibile nell’ultimo anno che consiste nell’assunzione di una sola pillola al giorno nella quale sono raccolti i principi attivi di tre medicinali». Una terapia che ha visto i «Riuniti» tra i primi ospedali italiani in azione e che ha portato ottimi risultati: «Anche dal punto di vista psicologico - sottolinea ancora Suter -, è accettata molto meglio una terapia cronica se è semplice e se prevede un’unica assunzione al giorno». Con un’altra novità che riguarda ancora Bergamo: «Contrariamente a quanto finora sostenuto da larga parte della comunità scientifica internazionale, abbiamo recentemente dimostrato la possibilità di sospendere senza danno la cura nei pazienti sieropositivi in casi specifici, a condizione che il sistema immunitario si mantenga efficiente. Abbiamo sotto stretto controllo clinico oltre cento pazienti che hanno sospeso da anni ogni tipo di trattamento». Un risultato importante che va di pari passo con i progressi della ricerca farmacologica: «Sono circa una trentina i farmaci anti HIV oggi disponibili ed appartengono a ben cinque classi diverse - continua Suter -. I medicinali dell’ultima generazione sono molto efficaci e poco tossici e consentono di recuperare malati anche in stadi avanzatissimi della malattia».Situazione più negativa invece nel campo della ricerca di un vaccino che debelli il virus: «Anche quelli più recenti hanno deluso le aspettative degli studiosi - spiega -. La ricerca è ora a un bivio ed è necessario cambiare strategie, alla ricerca di nuove formulazioni realmente efficaci».(01/12/2008)

© RIPRODUZIONE RISERVATA