Saranno i medici degli Ospedali Riuniti a cercare di ridare speranze alla piccola Rosa, nome di fantasia per tutelare la vera identità di una bambina ligure finita sulle pagine dei giornali di tutta Italia per avere sfiorato la morte a causa della ferma opposizione dei genitori all’utilizzo di cure e farmaci tradizionali. Rosa - che ora non è più in pericolo di vita, anche se le sue condizioni non sono certo ottimali - è nata all’ospedale di Savona due mesi e mezzo fa e poche ore dopo, come avviene in 6 casi su 10, le viene diagnosticato un ittero neonatale (la pelle del neonato assume un colore giallastro perché il fegato, non ancora sufficientemente sviluppato, non riesce a smaltire la bilirubina, il pigmento biliare che deriva dall’emoglobina dei molti globuli rossi che si «distruggono» a partire da poche ore dopo la nascita).
Rosa viene sottoposta a un primo trattamento di fototerapia (tenuta cioè per alcune ore in una speciale culla «abbronzante», sotto un fascio di raggi Uv, che generalmente risolve il problema in poco tempo), ma quando poi si tratta di verificare i miglioramenti registrati, la madre rifiuta ogni ulteriore accertamento e tipo di cura e - contro il parere dei medici savonesi, che non possono così conoscere esattamente l’origine del problema - firma le carte per portare a casa la figlia.
Tempo un mese, la situazione precipita, tanto che la madre della piccola Rosa è costretta a rivolgersi al Gaslini di Genova, dove la neonata viene ricoverata in stato d’incoscienza, con una concentrazione di bilirubina nel sangue quasi doppia del normale. Le sue condizioni si stabilizzano, ma restano gravissime: la bilirubina in eccesso, infatti, non solo ha danneggiato il fegato di Rosa, ma le ha provocato anche un significativo danno neurologico. I medici di Genova pensano che l’unica via d’uscita sia un trapianto di fegato e segnalano il caso agli Ospedali Riuniti, dove il Centro trapianti di fegato è tra i migliori d’Europa.
Rosa viene ricoverata nell’Unità operativa di Pediatria dei Riuniti il 27 febbraio scorso, in condizioni stazionarie: la madre sembra frenare ancora un po’ sull’utilizzo delle terapie mediche convenzionali, ma alla fine deve accettare il duro responso dei medici, o così o per Rosa il destino sarà segnato per sempre. Per ora, comunque, a distanza di tre settimane, l’ipotesi di sottoporre la piccola a trapianto appare molto lontana. L’ipotesi del trapianto sembra esclusa anche da Michele Colledan, responsabile del Centro trapianti di fegato dell’ospedale.
(21/03/2005)
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