Cronaca / Bergamo Città
Martedì 25 Marzo 2014
Affittopoli, chiesto il processo:
nei guai 16 tra dirigenti e inquilini
Compariranno davanti al gup il 30 settembre prossimo i 16 indagati dell’inchiesta su Affittopoli, per i quali il pm Giancarlo Mancusi nelle scorse settimane ha chiesto il processo. È un’inchiesta esplosa all’inizio del 2012.
Compariranno davanti al gup il 30 settembre prossimo i 16 indagati dell’inchiesta su Affittopoli, per i quali il pm Giancarlo Mancusi nelle scorse settimane ha chiesto il processo.
È un’inchiesta esplosa all’inizio del 2012, che ha visto assegnare tra il 2006 e il 2011, secondo il nucleo di polizia tributaria di Bergamo in modo irregolare, 199 alloggi comunali.
Alcuni di questi immobili sarebbero finiti in affitto a dipendenti di Palafrizzoni o a loro parenti, pur privi dei requisiti, ricorrendo a una corsia preferenziale che permetteva di scavalcare chi partecipava alle normali graduatorie. Come? Con due deroghe alla legge regionale n. 1 del 10 febbraio 2004, che in casi di emergenze abitative (quali un imminente sfratto) permettono di aggirare le liste d’attesa.
Procedure eccezionali che però, per l’accusa, nell’ufficio alloggi del Comune erano diventate una prassi per assegnare abitazioni ai «raccomandati». Il fulcro dell’inchiesta, sempre stando alle contestazioni, è Sonia Rigoletto, 52 anni, all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio alloggi: si sarebbe macchiata di abuso d’ufficio in quanto - scrive il pm nella sua richiesta -, «promuovendo l’assegnazione degli alloggi comunali di edilizia residenziale pubblica a persone prive di requisiti, attraverso il ricorso abusivo alle procedure di assegnazione in deroga, procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale agli assegnatari».
Un presunto disegno reso possibile dai mancati controlli dei suoi superiori: Massimo Casanova, dal 2006 al 2011 dirigente di riferimento della divisione Politiche della Casa, e Gianluca della Mea, all’epoca responsabile della divisione . Gli altri 13 indagati sono i beneficiari degli alloggi, accusati di aver falsificato - a vario titolo - stati di famiglia, stati patrimoniali e aver attuato altri artifici pur di far risultare i requisiti per accedere all’assegnazione in deroga.
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