Addio Letta, c’è il ciclone Renzi
Democrat critici, Sanga si smarca

Non c’è che dire: se l’obiettivo era di spiazzare i suoi, Renzi l’ha centrato. Dire che i parlamentari bergamaschi Misiani, Carnevali e Guerini (più sfumata la posizione di Sanga) al termine della direzione di ieri, siano sconcertati, è un eufemismo

Non c’è che dire: se l’obiettivo era di spiazzare i suoi, Renzi l’ha centrato. Dire che i parlamentari bergamaschi Misiani, Carnevali e Guerini (più sfumata la posizione di Sanga) al termine della direzione di ieri, che segna l’avvicendamento tra il premier Letta e il segretario del Pd, siano sconcertati, è un eufemismo. Anche se giurano tutti che sono pronti a votare il nuovo governo.

«Io rispetto sempre le decisioni degli organi dirigenti del mio partito - è il commento lapidario di Antonio Misiani, ex tesoriere dei democratici -, ma questo è stato un passaggio difficile gestito male e che sta provocando sconcerto e disagio in tanti militanti ed elettori del nostro partito. Letta è diventato premier in condizioni drammatiche e ha servito l’Italia con un profondo senso dello Stato. Renzi, che ha lavorato fin qui per una prospettiva diversa, ora ottiene Palazzo Chigi e senza legittimazione elettorale. Lo aspetta una sfida complessa e per vincerla saranno necessari una maggioranza coesa e il contributo di tutti».

La preoccupazione tra i parlamentari è quella di capire come la prenderanno i cittadini, considerato che la tornata amministrativa è dietro l’angolo. «C’è una responsabilità fortissima della direzione del Pd – sostiene Elena Carnevali – che deve tradursi in programmi concreti di natura economica e sociale». «Che ci fosse bisogno di un chiarimento nei rapporti tra partito e governo era indiscutibile. Perché si è viaggiato – sottolinea la Carnevali – tra il giudizio a volte drastico e a volte ingeneroso, dimenticandosi che il presidente del Consiglio ha servito davvero il Paese in una situazione complicatissima e con una parte della maggioranza in mutamento. In questo senso una richiesta di cambiamento era indispensabile».

Più morbida la posizione di Giovanni Sanga: «Il governo Letta è nato in una fase politica che si è chiusa definitivamente con l’uscita dalla maggioranza di Berlusconi». In una parola, oggi siamo di fronte a qualcosa di diverso. «Quello di queste ore è un passaggio cruciale e duro. Si tratta di mettere in piedi un governo autorevole che faccia le riforme e affronti la grave crisi dell’economia e del lavoro. Letta è una grande personalità e un uomo di Stato, ma dopo il forte consenso popolare che Renzi ha ricevuto dalle primarie non possiamo permetterci due leader diversi al governo del partito e al governo del Paese».

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