Addio al magistrato Mario Conte
Fu assolto dopo un calvario di 19 anni

Giudice ed ex pm bergamasco, 64 anni, è morto per una grave malattia. In un libro pubblicato nei mesi scorsi aveva raccontato la drammatica vicenda giudiziaria in cui si ritrovò imputato e poi assolto con formula piena.

Mario Conte, da pubblico ministero, ha vissuto infatti circa 19 anni dall’altra parte della barricata: quella di imputato di reati gravissimi, per essere poi assolto con formula piena dal Tribunale (una sentenza di 886 pagine) e dalla Corte d’Appello di Milano. Un dramma.

L’ex pm (in magistratura dal ’78 e negli ultimi tempi giudice al Tribunale civile) ha dovuto combattere anche su un altro fronte, quello di un cancro manifestatosi durante la maratona giudiziaria.

Il processo ha riguardato diverse indagini sotto copertura condotte fra il ’91 e il ’97 dai carabinieri del Ros di Bergamo e Roma, guidati dal generale Giampaolo Ganzer, e coordinate da Conte, relative a traffici internazionali di stupefacenti: secondo l’accusa, si sarebbe trattato di operazioni «costruite» dai carabinieri per conseguire brillanti operazioni di polizia con l’avallo del pm, chiamato in causa da un pentito e accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.

«Per quasi un terzo della mia vita sono stato un imputato – aveva raccontato Conte a L’Eco di Bergamo lo scorso maggio, in un’intervista di Franco Cattaneo –. Come in un film ho vissuto questo lungo periodo fatto di attese, incertezze, ricerca di un equilibrio che gli eventi, di volta in volta, sovvertivano». Questa esperienza, umana e professionale a parti rovesciate, è narrata in un libro scritto dalla toga bergamasca dopo che la sentenza è passata in giudicato: «E se fossi tu l’imputato? Storia di un magistrato in attesa di giustizia».

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