Acqua e piccoli paesi, niente autonomia
E per i consumatori aumenti in vista

Altolà alla gestione autonoma del servizio idrico nelle minuscole realtà dei paesi montani. La novità arriva da una recentissima sentenza della Corte Costituzionale

La quale, pronunciandosi sull’illegittimità di una norma regionale della Liguria, di fatto obbliga gli stessi piccoli Comuni ad adeguarsi, ovvero a partecipare all’Ato (Autorità d’ambito territoriale ottimale) entrando così a far parte del gestore unico (Uniacque).

La sentenza è del 12 marzo scorso. La Corte era stata chiamata a decidere sulla «legittimità dell’art. 10 della legge 24 febbraio 2014 n. 1 della Regione Liguria che attribuisce ai Comuni con popolazione inferiore o uguale a 3 mila abitanti, la facoltà di gestire autonomamente il servizio idrico, in forma singola o associata».

La disposizione è risultata in contrasto con la disciplina del servizio idrico integrato «in funzione della razionalizzazione e concorrenzialità del mercato».

Tutto ciò si rifletterà dunque sui 25 piccoli Comuni della Bergamasca che ora gestiscono autonomamente il servizio. Quali saranno allora le conseguenze per le amministrazioni locali e per i cittadini? Entrando a far parte del gestore unico, saranno inevitabili investimenti da parte di Uniacque ai quali si dovrà far fronte, almeno in parte, con aumenti tariffari.

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