Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 20 Marzo 2014
Accademia Gdf, Bergamo ideale
«Lungimiranti i politici orobici»
I Riuniti saranno una struttura di prestigio eccezionale per la Guardia di Finanza». Il generale Giuseppe Zafarana è entusiasta del grande complesso di Largo Barozzi che sarà la futura casa dei finanziari.
«Gli ex Riuniti saranno una struttura funzionale e di grande prestigio per la Guardia di Finanza». Il generale Giuseppe Zafarana è entusiasta del complesso di largo Barozzi che sarà la futura casa degli allievi ufficiali. Poco più di un anno fa il suo arrivo a Bergamo con la nomina a comandante dell’Accademia di via Statuto. Ama Bergamo («Una città bellissima») e i valori che questa terra esprime. Anche per questo motivo ritiene gli ex Riuniti una scelta vincente.
Comandante, la Guardia di Finanza ha deciso di riunificare tutti i cinque anni di corso dell’Accademia e di puntare su Bergamo. Perché questa scelta?
«La riunificazione dei corsi risponde all’esigenza di razionalizzare e contenere i costi da un lato e alla necessità di una maggiore funzionalità didattica dall’altro. Bergamo offre un contesto coerente con gli ideali e i valori etici che l’Accademia insegna».
È l’unica ragione?
«Bergamo è una città a misura d’uomo, che si distingue per l’efficienza dei suoi servizi tra cui, aspetto fondamentale, un’Università di riconosciuto livello. L’Ateneo bergamasco si muove nell’ottica di una sempre più accentuata internazionalizzazione, che è la stessa direzione verso la quale si muove la nostra Accademia. Questo perché le più significative attività operative della Guardia di Finanza, come ad esempio le indagini sul riciclaggio di denaro sporco, hanno sovente carattere transnazionale».
Quali erano le ipotesi sul tavolo?
«Bergamo, Roma e ad un certo punto si era ipotizzato anche Bari dove abbiamo la scuola per allievi finanzieri».
Ha avuto la meglio Bergamo. La politica, l’impegno bipartisan dei nostri parlamentari, ha dato la spinta giusta?
«Le istituzioni e la politica bergamasche sono state lungimiranti».
Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 20 marzo
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