Cochabamba L’arrivo in anticipo sulla tabella di marcia delle salme di monsignor Roberto Nicoli e don Giorgio Longo all’aeroporto Jorge Wilsterman di Cochabamba ha sorpreso tutti tranne la gente boliviana che si è radunata al reparto cargo della compagnia aerea Aerosur sabato mattina alle otto. Le due bare erano lì, in mezzo ai container in arrivo da San Paolo del Brasile, sullo sfondo il cielo terso della primavera boliviana e le Ande che hanno catturato il cuore di questi due uomini della Chiesa di Bergamo dati alla Bolivia. Per sempre. Alla spicciolata arriva la gente di don Berto, i suoi parrocchiani di Sacaba e di Melga, due centri a pochi chilometri dalla città, a 2.500 metri di altezza, nel cuore del Sudamerica. Portano striscioni con le insegne del santuario fatto costruire a Melga dal sacerdote di Vall’Alta di Albino. Arriva anche monsignor Tito Solari, arcivescovo di Cochabamba, che ha raccolto la richiesta dei boliviani di far rientrare nel Paese i resti di don Berto Nicoli, dopo la morte del giugno 2005 in Italia. Ci sono voluti più di due anni ma don Berto è di nuovo tra la sua gente, come desiderava. Arriva anche il parroco del santuario della Madonna di Guadalupe, padre Marcelo Bazan, alla guida di un tesoro architettonico che don Giorgio Longo, appassionato d’arte e di Bolivia, ha visto crescere passo dopo passo all’interno della parrocchia di Condebamba, uno dei quartieri storici in cui si è insediata la presenza dei missionari bergamaschi. Arrivano anche i «mariachi» che cantano la commozione dei tanti convenuti. Una lunga fila di persone si avvicina alla bara, una donna abbraccia il legno chiaro. Piange, si chiama Antonietta Caprioli, è una anziana preside di Sacaba: «Il tetto della nostra scuola cadeva a pezzi, il pavimento era tutto sconnesso. Don Berto ci ha aiutato a trovare i fondi ma anche a rimetterla a posto lavorando lui in prima persona. Ha fatto così con le elementari, l’asilo e le medie». Erano gli anni di Sacaba, dal 1977 al 1981, in cui è stato eletto a furor di popolo alcalde, sindaco della città.Rose sulle bareLe salme vengono caricate sui carri funebri e s’inerpicano per le vie di Cochabamba, poi su verso la Ciudad de los ninos, la casa di un grande amico di don Berto e don Longo, padre Antonio Berta. Lì sono i 180 ragazzi che vivono nella casa di accoglienza e scuola a disporsi in fila e dare il benvenuto ai due sacerdoti. Due giovani, un chierichetto di don Berto e l’organista di Melga, sorreggono lo stendardo della parrocchia. Si sale alla chiesa: a pochi metri una croce bianca con l’immagine del «papi» con la barba lunga, sembra guardare questo momento in cui tre grandi amici che hanno dato la vita per la Bolivia si rincontrano. Le cholitas, le donne del campo, cospargono di rose le due bare. Veglia a GuadalupeIn chiesa una delegazione della municipalidad di Sacaba, tra cui Guido Meja, presidente del Consiglio comunale, e Jorge Ledesma, deputato nazionale. A concelebrare con monsignor Tito Solari, anche monsignor Aldo Nicoli, vicario di Albino Nembro e padre Honny Villarroel, parroco di Sacaba. Monsignor Nicoli è giunto a Cochabamba venerdì notte con una delegazione di parenti e amici di don Berto, tra cui Eugenia Nicoli, nipote di don Berto, e la figlia Patrizia Parma, e Antonio Nicoli, anch’egli nipote. C’è anche don Fausto Resmini, direttore della comunità per minori don Milani di Sorisole del Patronato San Vincenzo. Si aggiungeranno altre 12 persone tra parenti e sostenitori che giungeranno oggi con un altro volo. In calendario una festa di una settimana. Oggi alle 16 la Messa con l’arcivescovo di Cochabamba ancora alla Ciudad de los ninos poi le due salme si divideranno. Don Giorgio Longo verrà sepolto a Guadalupe con una veglia stasera e la Messa alle 18 mentre don Berto andrà a Sacaba dove domani alle 19 verrà celebrata l’Eucaristia alla presenza delle autorità e mercoledì alle 10 monsignor Solari celebrerà una Messa speciale per le scuole e poi la salma arriverà alle comunità che sono cresciute dal 1962 al 1988 grazie al sacerdote di Vall’Alta. Fino al santuario di Melga dove giovedì alle 11 avverrà la sepoltura. «L’arrivo di don Berto e don Longo qui – ha spiegato monsignor Solari, che si è interrotto più volte per la commozione – è un segno di comunione straordinaria».Preghiera e lavoro«Anche se ufficialmente non è stato ancora riconosciuto come santo – ha replicato monsignor Nicoli – per tutti noi don Berto è stato un esempio di santità». Preghiera, in quel santuario di Melga fin dalle prime luci dell’alba anche quando ormai anziano era rientrato in Bolivia nel 2000, ma anche lavoro, e amore per la gente. «Desiderava stare con noi – racconta il musicista del santuario Omar Onore, 28 anni –: in noi vedeva l’amore di Dio. Lo si capiva da come ci guardava». Un centinaio di persone sono in preghiera in quella chiesa a capanna della Ciudad, con un murales con tutti i volti dei bambini di don Berto e una enorme vetrata con il Crocifisso che li abbraccia tutti. Tra i banchi, missionari e laici impegnati con i poveri. Dopo la benedizione con un garofano intriso di acquasanta, la gente non si è mossa. È rimasta per un saluto silenzioso ai due sacerdoti(15/10/2007)
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