Cronaca
Lunedì 21 Luglio 2014
«A chi conviene la Brebemi?»
Legambiente: 800 milioni di costi
Legambiente torna all’attacco di Brebemi, con una sorta di lista della spesa che ha diffuso nel corso di una conferenza stampa. «Ottocento milioni di costi di inflazione e interessi, costi triplicati e consumo di suolo raddoppiato, previsioni di traffico dimezzate e tariffa più che raddoppiata».
Legambiente torna all’attacco di Brebemi, con una sorta di lista della spesa che ha diffuso lunedì 21 luglio durante una conferenza stampa. «Ottocento milioni di costi di inflazione e interessi, costi triplicati e consumo di suolo raddoppiato, previsioni di traffico dimezzate e tariffa più che raddoppiata. Ben 2.400 milioni da recuperare - commenta l’associazione -. Sono questi i costi dell’infrastruttura in project financing, la BreBeMi, che mercoledì 23 luglio aprirà al traffico quasi tutto il collegamento «direttissimo» Milano-Brescia».
«Il “quasi” va premesso - sottolineano da Legambiente -, perchè in realtà mancano ancora dei pezzi dell’opera, e in particolare il dettaglio di come il traffico di Brebemi entrerà a Milano, considerato che i cantieri dello svincolo della Cassanese, necessario ad evitare l’ingolfamento nell’attraversamento di Segrate, sono fermi da anni. Ma questa è solo una delle mancanze progettuali dell’opera direttissima di collegamento autostradale tra Milano e Brescia».
L’associazione ha fatto intervenire alla conferenza stampa Renato Pugno, esperto di Ingegneria finanziaria delle grandi infrastrutture: «Nel project financing i rischi sono a carico del pubblico, già tirato abbondantemente per la giacca da Brebemi per ottenere esenzioni fiscali e finanziamenti a fondo perduto non preventivati nel piano finanziario dell’opera» ha detto l’esperto.
«Un project financing degno di questo nome è possibile solo su un progetto che abbia già affrontato tutte le valutazioni economiche e in cui le condizioni per la partecipazione dei capitali privati si fissano all’inizio, e una volta per tutte - rileva Pugno - diversamente i tempi si dilatano, i costi aumentano, le condizioni diventano proibitive per il privato e si entra in un’alea di arbitrio, con richieste di interventi pubblici indebiti perchè non preventivati al momento dell’attribuzione per gara».
«Il project financing della Brebemi è stato premiato a Londra, peccato però che nessuna banca inglese abbia messo un euro per finanziarla - osserva Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia -. Non un euro chiesto allo Stato, secondo le dichiarazioni di Lupi e Maroni, salvo che poco prima di aprire si è preso atto del fallimento della sostenibilità del progetto ed è arrivata sul tavolo del CIPE una richiesta di quasi 500 milioni di defiscalizzazione, un contributo a fondo perduto di 80 milioni e il prolungamento della concessione a 30 anni, da 20 che erano. Mentre le aziende negli anni passati cascavano come birilli perché prive di credito le grandi banche destinavano il credito per le grandi opere autostradali del nord Italia».
E il comunicato di Legambiente continua: «La Brebemi servirà un’area che ha subito una pesante deindustralizzazione, e la domanda di traffico sarà prevalentemente pendolare: in queste condizioni i pedaggi vanno fuori mercato, e Brebemi è stretta in una morsa, se tiene alte le tariffe riduce il traffico, se le abbassa riduce i ricavi. In ogni caso la sostenibilità finanziaria non viene raggiunta».
Alla conferenza stampa è intervenuto anche Alberto Brivio, presidente provinciale di Coldiretti Bergamo, riportando le pesanti perdite di superfici agricole subite dalle aziende della Bassa, anche per effetto «dell’infelice affiancamento di Brebemi e Tav, che ha generato centinaia di ettari di “tare”, terre agricole divenute improduttive perchè inaccessibili, racchiuse tra le due barriere infrastrutturali, con totale incertezza per quanto riguarda gli indennizzi dovuti agli agricoltori danneggiati». Con l’inaugurazione di Brebemi «non si conclude un cantiere, ma comincia una nuova fase del processo di cementificazione della pianura padana, per effetto degli appetiti immobiliari generati dall’opera: occorre che associazioni ambientaliste e agricoltori vigilino fortemente su un processo di urbanizzazione della campagna lombarda, specie ora che il venir meno delle Province rischia di lasciare ancora più sguarnito il sistema dei controlli» ha concluso Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA