Edilizia convenzionata via Pelandi-Gritti
Chiesto il sequestro dei documenti

Sequestrare tutta la documentazione e gli atti relativi al piano di lottizzazione Ne 152 di via Pelandi/Gritti per chiarire se tutto è stato fatto nei termini previsti dalla convenzione e dalla legge. È quanto ha chiesto mercoledì 4 novembre con un esposto presentato al Tribunale di Bergamo il signor Mario Resta, rimasto vittima nei mesi scorsi, a suo dire, della vendita di un bilocale in edilizia convenzionata dai contorni poco chiari.

«A luglio – spiega Resta - ho acquistato dalla società "Borgo Palazzo 2005 srl", con un contratto preliminare e versando 26 mila euro, un bilocale con box e cantina in edilizia convenzionata con il comune di Bergamo. Contrariamente a quanto scritto nella convenzione, mi sono ritrovato a pagare circa 485 euro in più al metro quadro, per me assolutamente ingiustificate. In pratica dovrei pagare oltre 147 mila euro anziché 109 mila. L’impresa si giustifica dicendo che sono state fatte delle migliorie ma io ribadisco che nell’appartamento in questione non sono stati eseguiti né tanto meno richiesti lavori aggiuntivi né varianti di alcun genere».

Orio Zaffanella e Domenico Giordano, rispettivamente presidente e vice dell’associazione Mordilavita, da mesi stanno appoggiando il signor Resta. «Nelle scorse settimane - sottolinea Zaffanella - dopo l’articolo comparso sul vostro giornale, abbiamo ricevuto decine di telefonate e molti scritti di persone che si ritrovano nella stessa situazione del signor Resta. A questo punto, oltre a tutelare la sua posizione singola, vogliamo andare avanti sino in fondo per capire come stanno effettivamente le cose. A noi risulta, per esempio, che molti punti della convenzione di via Pelandi non sono stati osservati. Parlo di chi ha acquistato avendo un reddito ben superiore al massimo stabilito (48 mila euro annui) o di chi, dopo aver acquistato, ha subito affittato l’appartamento, cosa assolutamente illegale. Ci sono sentenze, anche recenti, scritte dalla Suprema Corte di Cassazione che, per casi analoghi, parlano di gravi reati penali: noi non facciamo sentenze, vogliamo semplicemente avere chiarezza di come sono andate le cose. Chiediamo chiarezza soprattutto dal Comune di Bergamo, chiamato a vigilare sulla correttezza dell’operazione, per questo caso ma anche per tutto il sistema dell’edilizia convenzionata in genere».

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