Cronaca
Domenica 18 Ottobre 2009
Redona, giacigli nei loculi
L'ex cimitero in pieno degrado
Loculi trasformati in giacigli per senzatetto, colombari adattati a armandi per riporre bottiglie di birra o alcolici. E poi immondizia, giornali, degrado ovunque. E' questa l'immagine dell’ex cimitero di Redona che ospita la vita a pezzi di qualche disperato. Le scarpe ...
Loculi trasformati in giacigli per senzatetto, colombari adattati a armandi per riporre bottiglie di birra o alcolici. E poi immondizia, giornali, degrado ovunque. E' questa l'immagine dell’ex cimitero di Redona che ospita la vita a pezzi di qualche disperato. Le scarpe da tennis per terra, qualche vestito, bottiglie di whiskey nella nicchia appena sopra quella usata come letto.
«Non so come sia possibile vivere qui... Sono rimasto senza parole quando sono entrato per un sopralluogo» spiega Cristian Invernizzi, assessore alla Sicurezza. Nella cappella accanto, altri resti di vita e disperazione: avanzi di cibo, qualche vestito, diverse siringhe. Un degrado che si tocca con mano: disperazione pura che già potrebbe bastare. Ma non basta. Il livello di guardia lo si raggiunge appena
cala la notte, quando la vicina via Gemelli diventa mercato del sesso. Di là la strada con il suo via vai di prostitute e clienti, di qua ciò che resta dell’ex cimitero: ma soprattutto il nuovo, nuovissimo centro giovanile che con l’ex camposanto ci confina. In pratica sorge su quello che era il viale d’acceso, dove restano ancora i bellissimi cipressi. Una struttura appena consegnata a Palafrizzoni, fresca di vernice e con il parquet tirato a lucido: «Ma come facciamo a bandire la gara per la sua gestione in queste condizioni di degrado?» è l’amaro commento di Danilo Minuti, assessore alle Politiche giovanili.
Per terra, in quello che dovrebbe essere il parco, c’è un tappeto di preservativi, fazzoletti di carta, rifiuti di vario genere e tracce di rapporti mercenari consumati su quelle nuovissime panchine dal profilo decisamente ergonomico.
Un salto e sei nel bel mezzo del parco del centro giovanile, nascosto dalla siepe del recinto e pure dall’altissimo schienale di quelle panchine anche belle da vedere, ma che alla fine offrono una privacy persino insperata. «Finché non troviamo una soluzione il centro non lo apriamo: dobbiamo dare delle minime condizioni di sicurezza ai giovani che lo frequenteranno» assicura Minuti: «Però non possiamo nemmeno tenerla chiusa una struttura così, i ragazzi di Redona ne hanno bisogno».
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