Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 14 Ottobre 2009
Disagio mentale nei giovani
L'ospedale entra nelle scuole
Al via un percorso di incontri tra gli operatori del Dipartimento di Salute Mentale degli Ospedali Riuniti e gli studenti di nove scuole superiori di Bergamo. Una risposta organizzata e finanziata dalla Fondazione Varenna al crescente disagio psichico tra gli adolescenti e allo stigma che ancora grava sulla malattia mentale.
Prenderà il via venerdì 16 ottobre alle 9.30 dall’Istituto Mamoli (Via Brembilla 3, Bergamo) un’articolata azione di presenza degli operatori del Dipartimento di Salute Mentale degli Ospedali Riuniti in nove scuole superiori di Bergamo. L’obiettivo è di comprendere e in qualche misura rettificare e integrare l’immagine che gli studenti hanno della malattia mentale e dei suoi percorsi di cura.
L’iniziativa, intitolata “Saper essere e saper stare con sé e con gli altri. Un percorso di riflessione condivisa”, è promossa e finanziata dalla Fondazione Piero Varenna, onlus che da quasi 50 anni svolge attività di studio, ricerca, informazione e aiuto diretto alle persone nell’ambito della prevenzione del suicidio, della patologia depressiva e, più in generale, della tutela della salute mentale. Il percorso è stato organizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo (ex Provveditorato agli Studi – www.istruzione.bergamo.it), il cui impegno è stato determinante per implementare e diffondere il progetto nelle scuole bergamasche.
«Nella stragrande maggioranza dei casi un adulto con problemi mentali ha avuto un esordio dei disturbi già in giovane età – spiega Massimo Rabboni, primario della Psichiatria II dei Riuniti e presidente della Fondazione Varenna -. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un quarto dei ragazzi al di sotto dei 18 anni manifesta un problema di sviluppo o del comportamento e il suicidio è la principale causa di morte in questa fascia di età. Credo che di fronte a questi dati organizzazioni come quelle che coordino non possano far finta di niente. Bisogna scendere in campo per prevenire il disagio mentale attraverso la promozione della salute e iniziative volte a contrastare i fattori di rischio. E la scuola in questo senso gioca un ruolo fondamentale: oltre ad essere luogo di apprendimento, è luogo fondamentale di aggregazione e di socializzazione, in cui i ragazzi acquisiscono le competenze emotive e sociali fondamentali per costruire la propria specifica identità».
«Noi dobbiamo creare nella scuola le condizioni perché non si abbia vergogna della malattia mentale, non ci si nasconda, ma ci si rivolga agli specialisti senza timore - dichiara Luigi Roffia, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo –. E’ la prima volta che si propone agli Istituti superiori questo progetto, finalizzato a capire quale grado di conoscenza abbiano i nostri ragazzi e le nostre ragazze in merito al disagio psichiatrico e alla malattia mentale, proprio per contribuire ad alimentare una cultura più aperta riguardo l’accesso ai servizi specialistici del territorio, superando barriere pisicologiche e discriminazioni basate sul pregiudizio nei confronti del malato».
Ogni intervento si articolerà in due distinti momenti, coordinati da un gruppo di operatori composto da Serena Bruletti e Stefano Manenti, psichiatri degli Ospedali Riuniti, Francesco Caggio, docente di Metodologia della ricerca e della programmazione educativa all’Università di Milano-Bicocca, e da alcuni psicologi. Durante il primo incontro gli operatori riuniranno in assemblea tutti gli studenti delle ultime due classi della scuola superiore, con la presenza degli insegnanti, e somminestreranno loro un questionario conoscitivo.
«In questo primo incontro ci presenteremo, comunicheremo gli obiettivi e il metodo di lavoro – prosegue Rabboni -. Chiederemo agli studenti di rispondere a un questionario da noi ideato, composto da una decina di domande a risposta aperta, che vogliono indagare la percezione e l’esperienza che gli studenti hanno della malattia mentale. Per garantire esplicitamente l'anonimato e la totale libertà di compilazione, il ritiro del questionario compilato sarà affidato a una cassetta posta vicino all'uscita dell’aula. Il secondo incontro dovrebbe avvenire dopo circa due mesi dal primo, sempre in forma assembleare con tutti gli studenti e i docenti. In questa occasione presenteremo agli studenti i risultati dei loro questionari e su questi apriremo un confronto, che vorremmo alimentare ed arricchire anche attraverso l’utilizzo di contributi multimediali».
Duplice anche l’obiettivo: l’intento iniziale è quello di indagare le conoscenze e le opinioni degli studenti a proposito della salute mentale, dei trattamenti e dell’organizzazione dei percorsi terapeutici, per poi discutere con loro i risultati emersi, dando informazioni sull'organizzazione delle cure e cercando di modificare eventuali posizioni di pregiudizio e di intolleranza nei confronti del disagio mentale.
«Obiettivo ultimo rimane quello di accrescere la consapevolezza dell'utilità di interventi tempestivi e diminuire le resistenze di carattere prettamente culturale che vi possano essere tra i ragazzi rispetto a loro stessi, agli amici, fratelli maggiori, genitori, ...- conclude Rabboni -. Rivolgendo l'intervento agli studenti e coinvolgendo anche gli insegnanti vogliamo facilitare l’avvicinamento ai servizi specialistici da parte di quei soggetti con segnali di rilevante disagio emotivo o a rischio psichico. La consapevolezza di avere un problema risolvibile accedendo ai numerosi servizi disponibili nella nostra provincia è il primo passo per curare tempestivamente ed efficacemente i disturbi mentali».
Il progetto è patrocinato dagli Ospedali Riuniti, dall’ASL, dall’Ufficio Scolastico Provinciale e dal Comune di Bergamo.
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