Il traffico? Ai bergamaschi
costa 112 milioni l'anno

Centododici milioni di euro all’anno: tanto ci costa il traffico, nella sola area urbana di Bergamo. La stima riguarda i cosiddetti «costi esterni» della mobilità, ovvero quegli effetti della circolazione che non ricadono solo sugli utenti della strada, ma sull’intera popolazione.

Ne fanno parte, per citare i principali, l’inquinamento, atmosferico e acustico (che si traduce, per esempio, in un aumento delle spese a carico del sistema sanitario nazionale, ma anche in danni all’agricoltura, alle foreste, agli ecosistemi, al patrimonio storico-artistico), l’effetto serra, la perdita di tempo dovuta alla congestione delle strade, i danni provocati dagli incidenti. Tutti fattori difficili da quantificare.

Di provare a stimare quanto questi elementi incidano, in soldoni, sull’economia orobica, si è occupato nella sua tesi di laurea uno studente in Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano, Roberto Morandi, con la supervisione del professor Giorgio Guariso, docente di Analisi dei Sistemi.

Lo studio si concentra in particolare su inquinamento e incidenti, che sono le voci più «pesanti» nel conto finale presentato dal traffico. Sul fronte smog e dintorni, il complicato calcolo, effettuato sulla base di coefficienti stimati dagli esperti, dà come risultato un danno per la collettività calcolabile in 27 milioni di euro. Che si sommano ai 63 milioni derivanti dagli incidenti, per costi di ricovero, medicazione, danni alle cose e alle persone, mancata produzione per i periodi di malattia delle persone coinvolte. Vanno poi aggiunti i circa 20 milioni di euro legati a aumento dell’effetto serra e inquinamento acustico.

Un conto salato, che fare per ridurlo? «Al primo posto va messo lo sforzo di ridurre gli incidenti, che sono la voce più onerosa - spiega Morandi -, ma molto si può fare anche sul fronte dell’inquinamento: portando il coefficiente di occupazione dei veicoli dall’1,3 attuale a 2 (e quindi attuando, per esempio, politiche di car pooling e car sharing), i costi relativi alle emissioni inquinanti diminuirebbero del 42%».

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