Cronaca / Hinterland
Martedì 22 Settembre 2009
Romeno fermato in aeroporto
Arrestato con «l'insalata» allucinogena
Nella sua valigia c'erano 26 chili di «khat», una pianta dell'Africa Orientale che ha l'aspetto di un normale ortaggio, ma in realtà contiene un principio attivo con effetti simili a quelli dell'amfetamina. Una droga vera e propria, dunque, che in Italia è illegale e che l'altro ieri all'aeroporto di Orio al Serio ha fatto scattare le manette attorno ai polsi di un passeggero appena atterrato con un volo dall'Inghilterra: si tratta di un quarantaquattrenne romeno, P. S., ora in carcere con l'accusa di importazione di stupefacenti.
Ad arrestarlo nel pomeriggio di domenica 20 settembre sono stati i militari della tenenza della Guardia di Finanza di Orio e i funzionari dell'Agenzia delle Dogane, impegnati in un servizio mirato contro il traffico internazionale di droga e di valute. L'uomo è arrivato nello scalo orobico con un volo proveniente da Londra Stansted e quando ha ritirato la valigia dai rulli che trasportano i bagagli dalla pista all'uscita, è stato fermato per un controllo. Appena i finanzieri e i funzionari doganali hanno aperto la valigia, hanno trovato le piantine e le hanno riconosciute subito come il noto vegetale (conosciuto anche col nome di «Catha edulis») che in molti paesi africani e arabi è di uso comune, ma in Italia è considerato uno stupefacente a tutti gli effetti e rientra nella tabella 1, la stessa in cui figurano la cocaina e le droghe più pericolose.
Le piantine di khat sono state subito poste sotto sequestro, mentre l'uomo è stato arrestato e condotto nel carcere di via Gleno per rispondere del reato di importazione di stupefacenti: nelle prossime ore sarà interrogato dal gip che dovrà pronunciarsi sulla convalida dell'arresto e sulla misura cautelare. Quello di domenica non è il primo sequestro di khat nella nostra provincia, dove negli ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di importare dall'estero questo vegetale che secondo le forze dell'ordine non è più solo una «droga etnica», diffusa cioè solo in determinate popolazioni, ma sta lentamente prendendo piede tra differenti categorie di consumatori. La pianta è stata classificata come sostanza stupefacente nel 1980 dall'Organizzazione mondiale della sanità: le foglie di khat contengono infatti un alcaloide dall'azione stimolante, che causa stati di eccitazione e di euforia. È di uso comune in Yemen, Etiopia, Eritrea e Somalia, anche come antidolorifico, e in alcune zone del Marocco viene lasciata crescere liberamente. In Italia invece la sua detenzione a fini di spaccio è punita secondo le norme del codice penale e anche in diversi Paesi arabi e nordafricani la sua coltivazione è severamente contrastata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA