Cronaca / Bergamo Città
Sabato 19 Settembre 2009
Viaggio sull'asse interurbano
nella giungla dei limiti di velocità
In tempi di autovelox, il fatto che i cartelli che fissano i limiti di velocità sulle nostre strade siano spesso inattendibili non è un problema da poco. Ci siano fatti un giretto per la provincia, 170 chilometri di viaggio, per saperne di più. Scoprendo, soprattutto sulle grandi arterie, situazioni davvero paradossali.
Leggi l'inchiesta su «L'Eco» in edicola domenica 20 settembre.
In tempi di autovelox, il fatto che i cartelli che fissano i limiti di velocità sulle nostre strade siano molto spesso inattendibili non è un problema da poco. Ci siano fatti un giretto per la nostra provincia, 170 chilometri, per vedere se i problemi segnalati da molti lettori siano reali.
Diciamo subito che l’impressione è che nei piccoli Comuni la situazione sia più sotto controllo. I nodi vengono al pettine quando ci si infila sulle statali, sulle provinciali, sui grandi raccordi. Paradossalmente, i limiti più assurdi sono posizionati sulle strade più nuove, più tecnologicamente avanzate e anche più trafficate.
Partiamo dall’Asse interurbano. Già sotto il rondò di Colognola non si sa bene a che velocità di debba andare: tutti lo infilano 90 all’ora, ma il limite in tutta quest’area attorno a Bergamo dev’essere 70. Andando in direzione Ovest, è solo verso Curnasco-Treviolo che compare un bel cartello che indica i 90. Più avanti però improvvisamente compare un limite a 50.
Rallentiamo disperatamente, a 70 siamo già un pericolo e le auto da dietro cominciano a superarci suonando e imprecando. Quando si raggiungono i 50 all’ora il rischio di finire tamponati, anche in prima corsia, è alto. A Bonate Sopra l’Asse finisce e rientriamo prendendolo in senso contrario. Anche qui troviamo quasi subito un bel limite di 50, con segnalato in questo caso gentilmente anche il motivo: lavori in corso. Peccato che i lavori non siano affatto in corso. Poco più avanti c’è un altro limite a 50. In mezzo ai due segnali, però, c’è un «fine limite» a 90. Cosa vuol dire? Che tra una passeggiata urbana e l’altra qui si può dare una sgasata per pulire le candele? E se non vale più il limite a 90 a quanto si può andare? A 130?
Spostandoci verso Est, arrivati al curvone che piega verso Brusaporto e Albano Sant’Alessandro il limite scende a 70 ma tutti viaggiano al di sopra: fra i 90 e 120. Di nuovo, improvvisamente, su un tratto quasi rettilineo un cartello obbliga a scendere sotto i 50 e impone il divieto di sorpasso. Nessuno si sogna di rispettarlo.
Quando ci si immette di nuovo sulla strada statale a due corsie, molto più pericolosa dell’Asse interurbano, inspiegabilmente viene segnalata invece la fine di ogni limite di velocità: come se anche qui fosse il momento di scaricare tutti i cavalli sull’asfalto. Un cartello segnala il «controllo elettronico della velocità»: e questa volta, poco più avanti, compare davvero l’autovelox. Seguito da un pericoloso limite di 50, prima di scendere all’imbocco con la via Nazionale che sale a Trescore: anche in questo punto, per chi prova a inchiodare sono guai.
Non si capisce perché quando si viaggia in Francia o in Germania la comparsa di un segnale che invita ad abbassare la velocità corrisponda alla reale natura del tratto di strada che si sta percorrendo, mentre da noi ha l’aspetto di un monito, un’invocazione, un ordine, una minaccia del Legislatore, ma senza un legame puntuale con la realtà. Segnalate altre storture sul nostro sito: ci faremo presto un altro giretto per la provincia.
Leggi l'inchiesta completa su «L'Eco» in edicola domenica 20 settembre, e segnalaci altre situazioni critiche inviando un commento a questo articolo.
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