Una cava vicino al santuario
«Il Sacro Fonte non rischia»
Preoccupazioni legittime, ma per ora infondate. Provincia e Comune di Caravaggio rispondono alla lettera di don Mario Gino Assensi. Il rettore del Santuario di Santa Maria del Fonte (in provincia di Bergamo, ma sotto la diocesi di Cremona), nello scritto (inviato anche alla Regione), ribadisce l'allarme già lanciato qualche anno fa: «Una cava vicino al Santuario minaccia il Sacro Fonte». La questione è tornata d'attualità, perché il sito estrattivo per ora nel Piano cave provinciale non c'è, ma potrebbe presto essere reinserito. Il Tar di Milano, infatti, ha accolto un ricorso dei cavatori della Bassa, ritenendo «immotivato» lo stralcio del polo estrattivo dal Piano cave provinciale, deciso dal Consiglio regionale.
La patata bollente è quindi in mano alla Regione, che ora dovrà decidere se ricorrere al Consiglio di Stato oppure riportare in aula il «caso Caravaggio» (reinserendo nel Piano la cava oppure confermando il taglio, riavviando però un'istruttoria che lo motivi). «Il dossier è sul tavolo e i tecnici stanno lavorando su possibili scenari», si limitano a dire dal Pirellone. Provincia e Comune non hanno più competenze in materia e non intendono entrare in vicende giudiziarie. Tuttavia, interpellati, sia il sindaco di Caravaggio Giuseppe Prevedini sia il presidente della Provincia Ettore Pirovano (fino a qualche mese fa proprio vice a Caravaggo), entrambi leghisti, sostengono che i rischi per il Fonte non ci sarebbero. O quantomeno sono molto improbabili. «Sarebbe miracoloso se una cava posta a quasi cinque chilometri a Sud dal Santuario procurasse un abbassamento della falda a cinque chilometri a Nord».
«Le preoccupazioni del rettore sono legittime - dice Pirovano - e la Provincia, se necessario, sarà al fianco del Comune per mettere in atto tutti quegli accorgimenti necessari per impedire danni al Sacro Fonte. È però almeno dai primi anni Novanta che l'acqua del Sacro Fonte viene aspirata con una pompa elettrica da un pozzo. Per la siccità, la falda si è abbassata e quindi vasche e rubinetti del Santuario sarebbero a secco senza queste tecniche. Se la cava procurasse davvero dei problemi, quindi, basterebbe allungare in profondità la pompa». Per Pirovano, inoltre, il caso è stato montato «dalle parti di Cremona e Crema». «Il piano cave della Provincia di Cremona - fa notare - è ancora in itinere. Più che alla Fonte, allora, è probabile che una cava da 3 milioni di metri cubi a Caravaggio dia fastidio ai cavatori di Cremona». Anche Prevedini - ricordando che «se la cava si farà o meno non dipende dal sindaco ma dalla Regione» - assicura che «verranno presi tutti gli accorgimenti affinché venga preservata la Fonte del Santuario».
«In sede di convenzione con i cavatori - precisa il sindaco - il Comune metterà tutti i paletti, dicendo cosa serve per garantire gli aspetti ambientali, irrigui e viabilistici, tutelando non solo l'"orticello" di Caravaggio, ma anche tutti i Comuni posti a Sud, dove gli agricoltori si servono dell'acqua di scorrimento dei dodici pozzi irrigui caravaggini». Anche lui però conferma che «in questi anni mai un geologo ha espresso preoccupazioni tecniche sul fatto che una cava posta a 4-5 chilometri a Sud-Est del Santuario potesse danneggiare il Fonte. Negli ultimi decenni (eccetto quest'anno, grazie all'inverno scorso abbondante di pioggia e neve) i fontanili vicino al Santuario si sono già abbassati. Come per gli altri pozzi della Bassa, allora, sarà necessario andare più in profondità per pescare l'acqua, che dalle nostre parti non manca».
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