Non si sceglierà solo il nuovo segretario lombardo del Pd, il 25 ottobre, giorno delle primarie del maggior partito di opposizione: la sfida dei tre contendenti della regione più popolosa d'Italia si concentra soprattutto sul confronto tra le diverse strategie politiche per riportare il maggiore partito d'opposizione al governo della Lombardia, la cui guida è saldamente nelle mani, da quasi quindici anni, di Roberto Formigoni.
Emanuele Fiano, Vittorio Angiolini, e il segretario uscente, il bergamasco Maurizio Martina, rispettivamente sostenitori degli aspiranti leader nazionali del Pd Dario Franceschini, Ignazio Marino e Pierluigi Bersani, sono al lavoro anche ad agosto per limare un proprio «convincente» progetto politico «per cambiare pagina».
A meno di due mesi dalle primarie del 25 ottobre, la partita è aperta. Difficile fare previsioni, anche se qualche chance in più potrebbe averla, secondo chi segue dall'interno le vicende dei democratici, il giovane segretario uscente Martina. Bergamasco, 30 anni, Martina è il primo segretario lombardo del Pd, eletto nell'ottobre 2007. Membro della segreteria nazionale del partito, legato alla leadership di Veltroni, è considerato uno dei simboli del ricambio generazionale del partito ed è riuscito a costruirsi una certa visibilità. Oggi promuove un progetto politico che definisce «Alleanza per la Lombardia», che si caratterizza per l'apertura anche a forze esterne ai partiti di centrosinistra.
«Con me è iniziato un processo di rinnovamento delle persone che va irrobustito e rilanciato - dice Martina -. In questi venti mesi abbiamo investito in persone nuove, ma il lavoro è solo iniziato: ora deve entrare nel vivo, soprattutto con le Regionali del prossimo anno».
Il giovane leader dipinge un bilancio in «bianco e nero» della gestione della Lombardia, una regione «che per 15 anni ha avuto lo stesso governatore e la stessa classe amministrativa. Con grandi problemi nascosti sotto il tappeto: un sistema ferroviario locale non all'altezza; una politica per le infrastrutture insufficiente, che ha fatto passi avanti solo con i governi di centrosinistra; e un sistema sanitario che accanto a qualche eccellenza sconta un modo di gestione tutt'altro che aperto».
Per «cambiare pagina», spiega Martina, bisogna quindi essere capaci di coinvolgere le «tante forze civiche, territoriali, le esperienze associative, aprendo un confronto con chi è disponbibile». Anche l'Udc? Martina replica così: «Prendo per buone le parole di Casini che ha detto che il Pd si deve interrogare su come arginare il potere della Lega Nord. Io rispondo affermativamente». Nella pratica: «Tavoli di lavoro concreti, a partire da settembre».
Martina, che sostiene la candidatura di Bersani perché «più in sintonia con queste terre» per il suo «rapporto forte con i ceti popolari, produttivi e del mondo del lavoro», sottolinea che dei tre candidati è l'unico che si mette a disposizione a tempo pieno, «senza altri incarichi». «Non è una questione formale, ma di sostanza. Rispetto e stimo gli altri due candidati - spiega -, ma è molto difficile fare il segretario di un partito di una regione complicata, con 9 milioni di abitanti e dodici province. Bisogna lavorare dal lunedì alla domenica, 7 giorni su 7».
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