Il commento di Pinotti: L'educazione è più efficace

Il nuovo codice della strada, introdotto con il decreto sicurezza, equipara i ciclisti che commettono infrazioni, agli automobilisti, decurtando anche i punti per chi è in possesso della patente di guida. La discriminazione con chi la patente non ce l'ha, è palese, ma questo non deve giustificare comunque chi commette le infrazioni. Naturalmente le persone in bicicletta erano soggette anche prima, come tutti, al rispetto del codice della strada, ma, forse per il fatto di identificarsi come «categoria debole» per eccellenza, ogni tanto si sentono (anzi ci sentiamo, mi ci metto anche io), come dire, «autorizzati» ad una certa libertà: violare un divieto d'accesso ad un senso unico, anche solo per fare meno strada, passare sulla destra le auto incolonnate al semaforo e naturalmente, passare con il semaforo rosso. Tutti comportamenti compiuti, lo dico per certo, dopo essersi assicurati di non creare pericolo agli altri e quindi a se stessi (essendo, ribadisco, il soggetto debole). Per questo posso capire il disappunto provato dall'imprenditore rimasto vittima della nuova norma domenica scorsa a Bergamo. Ha compiuto una violazione e non può essere giustificato. Chi fa le leggi sa bene che ogni sanzione deve avere un intento educativo e spingere al comportamento corretto. Mi domando se quanto applicato alla lettera nell'episodio in questione possa spingere in tale direzione. Molte volte ci vorrebbe solo un po' di buon senso, ma come dice bene un detto inglese: «common sense is not so common». In fondo se il codice venisse scrupolosamente applicato, praticamente tutti quelli con una bicicletta da corsa non potrebbero circolare in quanto sprovvisti di campanello e luci. Quando ero juniores un saggio direttore sportivo della squadra per cui correvo, voleva che ci fermassimo sempre con il semaforo rosso e mi ricordo che spiegò che ciò, oltre a rispettare le regole e la nostra incolumità, aveva uno scopo allenante poiché ad ogni pausa durante l'allenamento, si crea una piccola «supercompensazione». Parola tecnica per dire che, in pratica, pochi secondi dopo la pausa, il nostro corpo è più forte e ci permette di pedalare ancora con più efficacia. Quelle parole hanno davvero avuto un effetto educativo, più di ogni altra sanzione.

Marco Pinotti

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