Cronaca / Isola e Valle San Martino
Venerdì 17 Luglio 2009
L'associazione Les Cultures
fa felici 80 ragazzi ucraini
Domenica 19 luglio terminerà il progetto di ospitalità terapeutica promosso da Les Cultures Onlus che ha portato nelle famiglie lecchesi e bergamasche quasi 80 bambini e ragazzi tra i 7 e i 14 anni, provenienti dalla regione di Chernigov (Ucraina).
Il bilancio dell’iniziativa di solidarietà è estremamente positivo, sia per i piccoli ospiti, sia per le famiglie ospitanti, sia per l’intero territorio, che ha risposto con entusiasmo e grande generosità. L'associazione vuole per questo ringraziare le famiglie e le molte realtà del territorio locale che si sono prestate con grande disponibilità a supportare l’iniziativa, come la biblioteca di Carenno, l’associazione alpini di Monte Marenzo, l’oratorio di Monte Marenzo, il circolo velico Tivano di Valmadrera, il coro Soul Quair, l’oratorio di Pontida e il centro sportivo Stendhal di Oggiono.
Indispensabile alla buona riuscita del progetto è anche il supporto che da anni è garantito dagli studi medici del territorio. Merita una menzione a parte l’abbazia di Pontida, che ha ospitato in via sperimentale il progetto «A braccia aperte».
Questo progetto coinvolge 8 bambini provenienti da alcuni istituti: si tratta di orfani sociali che presentano problematicità di varia natura, a cui è stata offerta la possibilità di sperimentarsi all’interno di laboratori di pittura, tessitura, argilla, danza e musicoterapia a stretto contatto con la comunità che li accoglie.
I bambini hanno partecipato al centro estivo del Paese, hanno preso parte a escursioni in montagna, al parco delle Cornelle, in barca a vela grazie al circolo velico Tivano e in piscina grazie alla disponibilità del centro sportivo Stendhal di Oggiono. Un bilancio positivo che fa ben sperare per il prossimo appuntamento dell’ospitalità invernale, che prenderà il via a dicembre.
I progetti del gruppo «Pro-Infanzia» di Les Cultures si rivolgono per lo più ai bambini che, come spesso accade, sono i più esposti alle conseguenze di una situazione sanitaria e sociale precaria. E che hanno avuto la vita sconvolta dal disastro della centrale nucleare di Chernobyl del 26 aprile 1986.
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