«Quando la coppia scoppia
bisogna guardarsi dentro»

«L’ultima tendenza delle giovani coppie è di concedersi un weekend per il relax psicofisico in beauty farm. Ben venga. Ma io li invito a prendersi cura, con la stessa assiduità, anche della relazione a due oltre che del proprio corpo. Insomma consiglierei ogni tanto un percorso benessere per misurare la tenuta del rapporto interpersonale con degli esperti». La provocazione la lancia Bruno Vedovati, direttore del Consultorio familiare «Scarpellini» di via Conventino 8: da questo particolare osservatorio infatti emerge che viviamo un contesto sociale in cui prevale la cura dell’individuo e poco della relazione che sia di coppia, familiare e sociale in senso più ampio.

E non si è molto «allenati» a gestire i conflitti: finché è tutto «rose e fiori», come dicevano i nonni, va tutto bene ma ostacoli e diversità creano ansie, rotture e limiti insormontabili alla comunicazione. Un atteggiamento che si ripercuote sul rapporto uomo donna ma anche nella crescita dei figli e nella gestione delle relazioni interpersonali o della propria vita. Per le coppie in particolare il Consultorio diocesano ha inaugurato un percorso di sei incontri, una sorta di check up di coppia, per misurarsi nella relazione.

Le persone che si rivolgono al Consultorio (in continuo aumento) sono soprattutto donne, il 77%, contro il 23% di uomini che però stanno crescendo nella domanda. «La donna – spiega Vedovati – cerca una maggiore riflessione su di sé e la qualità delle proprie relazioni. Quello che sorprende è che donne e uomini portano i loro vissuti personali e non cercano invece di crescere nella relazione. Crescono per esempio i casi di donne che cercano la maternità ma non in un contesto di coppia ma come soddisfazione di una propria ambizione personale».

Analizzando le aree di intervento delle consulenze familiari e della mediazione familiare si segnala soprattutto l’area che riguarda le problematiche d’equilibrio personale/relazionale (47%) ma anche la consulenza di coppia (31%) e la consulenza genitoriale (18%).

«Un tema delicato è per esempio quello della fragilità delle convivenze – spiega Vedovati –. Non ci si decide mai a costruire un progetto di vita insieme e quando poi si sceglie ci si lascia con pesanti conseguenze sui propri vissuti. Magari la voglia di stare insieme c’è, ma dopo la passione è difficile spendersi in una relazione che cresce giorno per giorno. Le relazioni amicali e parentali poi tendono ad alimentare il conflitto nella coppia invece che supportare i protagonisti nella mediazione».

Una società che offre mille possibilità di scelta e relativizza molto i valori poi ha delle pesanti conseguenze proprio sui più piccoli. «Ormai i bimbi soffrono di disturbi d’ansia quasi come di allergia – conclude Vedovati –: un malessere che naturalmente non dipende tanto dai bimbi ma dall’insicurezza dei genitori e della società che non può contare su punti di riferimento valoriali stabili a cui ispirarsi e condivisi per esempio tra le coppie di genitori».

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