Oltre la soglia dei due milioni di euro: questa la somma raccolta a quasi tre mesi dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo dalla sottoscrizione avviata dalla Caritas diocesana bergamasca e da L’Eco di Bergamo. Per l’esattezza è stata raggiunta quota 2.016.217 euro grazie alla solidarietà di molte parrocchie, di piccole e medie imprese bergamasche, di grandi donatori e di tantissima gente comune.
Una generosità che non si è fermata neppure quando i riflettori mediatici si sono inevitabilmente affievoliti un po’ sul dramma dell’Aquila. «Voglio ringraziare tutti i bergamaschi – ha spiegato don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana bergamasca – per l’attenzione che hanno espresso nei confronti della gente abruzzese. Abbiamo elaborato, di concerto con la Caritas Lombardia, un progetto a lungo periodo per far sentire la nostra vicinanza alle popolazioni di Paganica e di altri 13 centri della provincia dell’Aquila. L’intenzione infatti è quella di essere accanto alla gente terremotata non solo nella fase immediatamente post emergenza ma per un periodo duraturo in modo tale da stabilire un rapporto di gemellaggio continuo».
L’area individuata comprende una decina di comunità a poche decine di chilometri dall’Aquila: in particolare Paganica (dove appunto si sta muovendo anche la Protezione civile di Bergamo), Assergi, Bazzano, Camarda, Filetto, Pescomaggiore, Monticchio, Onna, San Gregorio e Tempera. Sempre la Caritas Lombardia si occuperà anche di Fontavignone, Terranera, Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo, piccoli centri montani piuttosto isolati.
La prima azione avviata è stato l’invio sul posto di quattro operatori della Caritas Lombardia: tra di loro anche un giovane bergamasco, Alessandro Bianchi, della parrocchia di San Tomaso apostolo in città, che hanno il compito di raccogliere i bisogni della gente in un lavoro di vicinanza continua con la popolazione abruzzese. Sulla base di ciò che raccoglieranno costruiranno insieme dei progetti mirati.
A loro è affidato anche il compito di coordinare la presenza di un centinaio di volontari che a partire da sabato scorso per un paio di mesi si alterneranno per accudire le persone sole, gli anziani e i bambini. Per loro è stato anche allestito un campo attrezzato adatto ad accogliere gli operatori e i volontari vicino ai campi degli sfollati.
L’intenzione infatti è che gli operatori siano continuamente a stretto contatto con la popolazione in modo tale da raccogliere le istanze e i bisogni. «Ogni progetto – sottolinea don Visconti – sarà costruito per e soprattutto con la gente abruzzese, proprio perché la ricostruzione li renda protagonisti e sia fatta sulle loro esigenze. Abbiamo raccolto anche la difficoltà dei sacerdoti locali, spesso rimasti senza casa come i loro parrocchiani, vicini nell’ascolto e nella sofferenza dei concittadini, continuamente chiamati a prestare aiuto anche nelle comunità più disperse. Anche in questo caso gli operatori potranno essere di supporto al loro difficile compito».
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