Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 24 Giugno 2009
Era nato senza intestino tenue
il bimbo trapiantato ai «Riuniti»
Ci sono volute sei ore d’intervento e oltre una dozzina tra chirurghi, anestesisti e infermieri per portare a termine il secondo trapianto multiviscerale pediatrico eseguito in Italia, eseguito con successo il 15 maggio scorso agli Ospedali Riuniti di Bergamo, che già nel 2006 avevano fatto anche il primo trapianto del genere nel nostro Paese.
Oggi come allora l'equipe era gidata da Michele Colledan, primario di Chirurgia III e dei Trapianti. L’eccezionale intervento è stato eseguito su Etion, un bambino di 20 mesi di origine albanese ma nato in Italia e residente in provincia di Milano, già in lista d’attesa da quasi un anno. Privo dell’intestino tenue dalla nascita, il piccolo era costretto ad alimentarsi per via endovenosa. Questa condizione e le infezioni avevano causato un grave e irreversibile danno del fegato oltre ad avere interferito pesantemente con la crescita: basti pensare che pesa solo sette chilogrammi. Per correggere la situazione è stato necessario trapiantare, oltre all’intestino, anche fegato, stomaco, milza e pancreas.
«Grazie mille a tutti i medici, infermieri e operatori dell’Ospedale di Bergamo – ha commentato Jetnor Fejzo, padre del piccolo Etion -. Sono stati mesi difficili, ma abbiamo sempre avuto l’appoggio umano e professionale di tutte le équipe coinvolte nella cura di Etion. Un grazie particolare al donatore e alla sua famiglia. Grazie al loro gesto di generosità mio figlio oggi può continuare a vivere.”
Il consenso alla donazione è stato dato dai genitori di una neonata deceduta in un ospedale siciliano e gli organi sono stati prelevati sul posto dai medici dei Riuniti Alessandro Lucianetti e Marco Zambelli. Ha partecipato anche Mohammed Alhashash, tra i medici che hanno recentemente conseguito il master di secondo livello in Medicina dei trapianti proprio ai Riuniti.
E’ toccato poi all’équipe di Michele Colledan, la stessa che nel 2006 aveva eseguito il primo intervento in assoluto nel nostro Paese, procedere con il trapianto. Con Colledan il chirurgo Alessandro Aluffi, gli anestesisti Angelica Spotti, Alberto Benigni, Viviana Prussiani, Micol Maffioletti e Giusi Starita, e gli infermieri Filippo Castelli, Nadia Zanotti, Laura Ludrini, Nadia Marchesi, Nicola Cipriani e Fiorella Giglio. “Si tratta di un intervento del quale hanno bisogno pochissimi bambini. Purtroppo alcuni di questi muoiono in lista d’attesa o non vengono neanche segnalati come possibili candidati. C’è ancora poca consapevolezza in Italia sul trapianto come possibile terapia di una serie di patologie che coinvolgono l’apparato gastrointestinale e sul fatto che esista a Bergamo un centro in grado di eseguire questi interventi con successo”, spiega Michele Colledan.
Il decorso post operatorio è stato complesso, ma oggi il bambino sta bene. Queste prime settimane sono tuttavia la prima tappa di un lungo percorso, come spiega Colledan: “Il trapianto d’intestino è quello con il maggior margine di rischio d’infezione e rigetto, ma tutti i quattro pazienti operati da noi finora hanno acquisito l’indipendenza dall’alimentazione artificiale e hanno ripreso a crescere. Per noi medici ogni nuovo caso di questo tipo rappresenta una grande prova, non tanto in termini chirurgici, quanto nella gestione dei pazienti prima e dopo l’intervento.”
Un successo legato a filo doppio con la gestione pre e post trapianto, affidata agli anestetisti e ai pediatri specializzati in Gastroenterologia, come spiega Lorenzo D’Antiga, responsabile della neonata Unità di Epatologia e Gastroenterologia pediatrica e Trapianti pediatrici: “La situazione del paziente era critica, e si deve all’ottimo lavoro delle pediatre Paola Stroppa, Michela Bravi e Valeria Casotti se il bambino è riuscito a rimanere in vita fino al trapianto in condizioni tali da potere affrontare l’intervento. Fondamentale ed eccellente il lavoro della terapia intensiva pediatrica, diretta da Daniela Codazzi, che ha saputo gestire tempestivamente e al meglio il difficile decorso post operatorio del piccolo.”
“Il trapianto di intestino è quello dove le probabilità di successo a lungo termine sono ancora le più limitate, perchè le complicanze infettive e immunologiche possono essere gravissime e repentine – ha commentato Daniela Codazzi, responsabile della Terapia intensiva pediatrica dei Riuniti -. Sono situazioni che richiedono provvedimenti da prendersi in tempo reale. La mia équipe ha dimostrato ancora una volta di saper lavorare ad altissimi livelli e di essere in grado intervenire prontamente e al meglio in queste situazioni.”
A far la differenza quindi la simbiosi tra diverse équipe di specialisti, in grado di affrontare tutti i problemi che trapianti di questo tipo possono generare in pazienti così piccoli, prima e dopo l’intervento. Una capacità che si è sedimentata nel tempo grazie all’enorme esperienza maturata negli ultimi anni nel campo della chirurgia complessa e dei trapianti, che oggi permette all’Ospedale di Bergamo di raggiungere traguardi storici nel campo della medicina italiana. “Fino all’avvio di questo programma, per questo tipo di trapianto i bambini dovevano rivolgersi a centri esteri, soprattutto oltre oceano, a prezzo di gravi disagi per loro e per le loro famiglie e di costi esorbitanti (anche diversi miliardi di lire per un solo trapianto) per il servizio sanitario nazionale. È quindi un importante traguardo per tutta la sanità italiana l’eccellenza raggiunta dal nostro ospedale nei trapianti pediatrici, obiettivo ottenuto in toto con risorse interne all’ospedale”, ha commentato Carlo Bonometti, Direttore Generale degli Ospedali Riuniti.
«Il nostro ospedale ha da sempre una forte vocazione in campo pediatrico, che stiamo confermando e rafforzando ogni giorno – ha commentato Claudio Sileo, Direttore Sanitario degli Ospedali Riuniti di Bergamo -. Abbiamo creato una struttura dedicata all’epatologia e alla gestione medica dei trapianti, guidata da Lorenzo D’Antiga, professioniosta di altissimo livello in questo campo. Ma il nostro reparto di pediatria fa anche altre cose: per esempio deve garantire l’attività di un pronto soccorso dedicato, mantenere i rapporti con i pediatri di famiglia e le altre pediatrie della provincia, curare patologie complesse come i tumori e le malattie ematologiche. Per questo abbiamo affidato la guida del reparto a Valentino Conter, già responsabile dell’Unità di Ematologia Pediatrica del San Gerardo di Monza. Sono due clinici straordinari, che operarenno con autonomia reciproca nei settori di competenza per mantenere il nostro ospedale a livelli di eccellenza nella gestione di patologie complesse in campo pediatrico».
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