Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 29 Maggio 2009
Per Sant'Agata e l'ex Carmine
pronto il piano di ristrutturazione
Sarà presentato oggi alla Giunta il piano per la riqualificazione dell’area di Città Alta compresa tra il complesso del Carmine e quello di Sant'Agata. Si tratta di un’ipotesi elaborata da un team di esperti. Per saperne di più leggi L'Eco in edicola oggi
Sarà presentato oggi alla Giunta il piano per la riqualificazione dell’area di Città Alta compresa tra il complesso del Carmine e quello di Sant'Agata. Si tratta di un’ipotesi elaborata da un team di esperti selezionati attraverso un bando ad hoc, alla luce della conformazione e delle peculiarità dell’area.
Lo studio è realizzato di concerto con il Demanio, proprietario di Sant’Agata, e con le realtà civiche e associative presenti nell’area, cioè Cooperativa Città Alta, Ttb e circoscrizione. Il gruppo di esperti (coordinato dall’architetto Luca Della Mea e composto da Andrea Gritti, Alberto Bianchi, Fabrizio Medolago e Sandra Giorgi) ha messo a punto il primo «programma speciale» in attuazione del Piano particolareggiato di Città Alta.
La proposta che sarà illustrata oggi (si tratta di un’informativa e non ci saranno voti in Giunta) prevede per l’ex monastero del Carmine, proprietà del Comune, funzioni plurime di tipo culturale, amministrativo, ricreative e di ristoro, residenziali (alloggi sociali). In particolare, si pensava al trasferimento del Circolino sui due piani del lato confinante con l’attuale giardino, a un’area espositiva nei 150 metri quadri della sala voltata nei sotterranei, a spazi teatrali nel lato più vicino alla Corsarola e a funzioni amministrative nella sala capitolare verso piazza Mascheroni. Gli appartamenti comunali staranno su via Boccola, dove si ipotizza anche il recupero dei vecchi arconi con attività commerciali e artigianali. Gli spazi aperti dell’ortaglia, che oggi ospitano il Circolino, saranno infine destinati a usi collettivi.
Per Sant’Agata, il Demanio ha chiesto una valorizzazione che renda la struttura appetibile a privati per una concessione (si era ipotizzato di 50 anni). Il team ha immaginato questo scenario: nell’ala più interna spazi ricettivi (albergo di lusso, più ristoro) collegati a servizi di alto livello in parte fruibili dalla collettività. Ad esempio, una sala congressi e l’opzione di un centro benessere.
Per saperne di più leggi L'Eco in edicola venerdì 29 maggio
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