Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 21 Maggio 2009
Bergamo, scoperta frode colossale
sequestrati 238 milioni di euro
Scoperta colossale frode fiscale dalla Guardia di Finanza di Bergamo che ha concluso l'operazione «Calypso». Una frode nel settore del trading internazionale di materie prime, realizzata con l’utilizzo di fatture false per oltre 2 miliardi di euro e attraverso 35 società italiane ed estere. Sono stati disposti sequestri di patrimoni per 238 milioni di euro. Cautelati immobili, società, autovetture di lusso, disponibilità finanziarie e un panfilo di 34 metri. Sono in totale 71 le persone indagate.
Nei giorni 19 e 20 maggio, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Bergamo hanno eseguito, in varie regioni del territorio nazionale, il sequestro preventivo di società, conti correnti, immobili, automobili e altri beni, riconducibili a un sodalizio criminale molto esteso e capeggiato da tre imprenditori napoletani, residenti nel capoluogo orobico, a Montecatini (Pistoia) e nel Principato di Monaco.
Il sequestro è stato disposto, per un valore complessivo di circa 238 milioni di euro, con due distinti provvedimenti emessi dall’Autorità giudiziaria bergamasca. L’operazione ha richiesto l’impiego di circa 300 Fiamme Gialle in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo e Campania. Sono stati sottratti alla disponibilità degli indagati 242 unità immobiliari, tra le quali 22 ville situate in un complesso residenziale a Campoformido (Udine), un resort con piscina e discoteca in ristrutturazione a Montecatini, casali ed appartamenti di elevato pregio a Bergamo, Napoli, Roma, Milano, Como, in Toscana e Friuli nonché vari appezzamenti di terreno edificabili e coltivati in diverse regioni.
Tra i beni cautelati anche i pacchetti azionari di 42 imprese, tra le quali le società per azioni italiane coinvolte nel meccanismo di frode, nonché le immobiliari attraverso le quali gli indagati avevano reinvestito in Italia parte dei proventi conseguiti, 22 tra autovetture e moto di lusso e disponibilità finanziarie e titoli depositati in rapporti bancari e fiduciari accesi in tutta Italia.
Grazie infine al prezioso ausilio fornito dalle unità navali del Corpo di stanza in Toscana, sono stati sequestrati a Porto Santo Stefano (Grosseto) due yacht battenti bandiera inglese di proprietà di una società britannica amministrata da uno dei capi del sodalizio. Si tratta del panfilo «Calypso of London», di 34 metri, ex dragamine della marina britannica riattato ad imbarcazione da diporto negli anni ’70 e completamente rimodernato nel 2007, del valore stimato di oltre 5 milioni di euro, ormeggiato nel porto turistico e il motoryacht «Sonia Maria» di 17 metri, individuato in un cantiere della medesima località balneare.
Le attività eseguite rappresentano l’atto conclusivo di una vasta indagine sviluppata dal Nucleo di polizia tributaria di Bergamo per quasi due anni, con l’indispensabile ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali e che ha visto la preziosa collaborazione dei colleghi di Trieste e di Milano.
E' stata così portata alla luce una colossale frode fiscale realizzata da un gruppo di 7 società per azioni, operanti nel settore del commercio di plastica, metalli, cellulosa e prodotti petroliferi, con sede a Bergamo e Milano e un fatturato annuo arrivato, nel complesso, a 500 milioni di euro. Le partite di merci, effettivamente acquistate sui mercati internazionali, venivano spedite direttamente in depositi situati in territorio nazionale e cedute alle società italiane del gruppo, le quali provvedevano quindi ad immetterle definitivamente sul mercato.
Cartolarmente, questo passaggio avveniva attraverso società di trading formalmente costituite nel Regno Unito e negli Usa con branch in Svizzera ma gestite effettivamente dall’Italia e titolari di partita Iva nel nostro Paese attraverso l’istituto della «identificazione diretta». In questo modo, grazie ad un meccanismo che permette la detrazione dell’Iva in acquisto, le società italiane hanno conseguito un enorme vantaggio fiscale e alterato la libera concorrenza, perché si sono poste nelle condizioni di poter vendere i prodotti a prezzi inferiori rispetto ai loro concorrenti.
Le persone denunciate sono 71, alle quali sono stati complessivamente ascritti 170 capi d’imputazione. I reati contestati spaziano dall’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale a carattere transnazionale alla truffa ai danni dello Stato, dal reimpiego di capitali provenienti da illeciti al contrabbando e al favoreggiamento.
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