Sgomento e dolore in paese
«Li abbiamo visti crescere»

Le prime voci sulla tragedia che ha colpito la famiglia Legramandi hanno incominciato a circolare a Caravaggio nel primo pomeriggio di ieri, gettando profondo sgomento nell'intera comunità. Nella palazzina di via Cesare Battisti al civico 39, dove i piccoli Francesco e Micaela vivevano con l'altra sorellina Maria e i genitori Fabio e Angela, pochi hanno voluto parlare di un fatto che segnerà per sempre quella giovane famiglia. I Legramandi abitano al primo piano di uno stabile a tre piani immerso nel verde.

Sul balcone, a evidenziare quello che era probabilmente uno dei punti di ritrovo e di gioco dei fratellini, un piccolo canestro da basket fissato alla sommità del parapetto in muratura, che si affaccia sul prato sottostante: «Li vedevamo passare tutti i giorni con la loro mamma - hanno raccontato un paio di vicini di casa, che vivono nel medesimo complesso residenziale -, una famiglia giovane, che trasmetteva gioia e carica vitale soltanto vedendola passare». L'inquilino che abita proprio sopra l'appartamento dei Legramandi è il titolare di un'erboristeria nel centro di Caravaggio. «Rispetto il vostro lavoro - ha detto con le lacrime agli occhi - ma soffermarmi su un fatto del genere per me è davvero troppo doloroso. Posso solo dire che quei piccoli li ho visti nascere e crescere, facevano parte del nostro mondo e ora due di loro purtroppo non ci sono più».

Tra i primi a venire a conoscenza di quanto è accaduto sull'A1 è stato il sindaco di Caravaggio, Giuseppe Prevedini: «Non appena me lo hanno comunicato ho voluto sincerarmi che non si trattasse di un malinteso, poi purtroppo ho avuto la triste conferma. Siamo profondamente colpiti dall'accaduto come caravaggini e non ci resta purtroppo altro da fare se non essere vicini alla famiglia in questo momento di estrema angoscia, anche se quanto è successo segnerà per sempre la vita dei due genitori». Nella casa dei nonni paterni dei due fratellini scomparsi, in via Damiano Chiesa, si sono ritrovati anche gli zii e i cuginetti: anche qui poca voglia di parlare, com'è chiaramente comprensibile in una situazione del genere, e tanto, tantissimo dolore. Un conoscente è riuscito a ricordare, con la voce rotta della commozione, che «quei bambini li sentivo vicini come se fossero miei nipoti, li ho visti diventare grandicelli e appena ho saputo di quanto successo, mi è sembrato come se il mondo mi crollasse addosso».

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