Se il contributo intende esprimere vicinanza alle famiglie, argomenta Locatelli, «assicuro che la scuola materna gestita dalla Fondazione Palazzolo ha una incidenza di bambini di genitori stranieri intorno al 50% del totale degli iscritti e parecchie di queste famiglie sono in condizioni economiche veramente al limite e, spesso, anche oltre. Sono a conoscenza di analoghe realtà in molte altre scuole materne non statali nella città». La lettera conclude parlando di «spinte ideologiche» che «innescano pesanti ingiustizie sociali».
Risponde l'assessore all'Istruzione Silvana Nespoli: «Non accetto che si parli di ideologia dopo che questa amministrazione ha impegnato 365 mila euro per la convenzione che raddoppierà i contributi per i bambini delle paritarie fino a 729 mila euro. Inoltre il Comune è sempre stato particolarmente e concretamente vicino proprio alla scuola Palazzolo, della quale conosce il valore e apprezza l'opera educativa e sociale spesso di frontiera. Mi sembra un attacco ingeneroso. Ma siamo in clima elettorale...». Il ragionamento del Comune è stato che, siccome la Regione, con la dote scuola, supporta la spesa per l'istruzione dei figli a partire dalla scuola elementare, l'assessorato Istruzione in tempi di crisi pensa ai servizi per i bambini della scuola d'infanzia con contributi di cento euro per l'abbattimento del costo mensa (4 euro e 60 centesimi a pasto). I soldi vengono però versati alla società di gestione del servizio, la comunale BergamoServizi Pubblici Srl.
Le famiglie ammesse alla richiesta di contributo hanno un Isee uguale o inferiore a 15.458 euro (lo stesso fissato dalla Regione per la dote scuola) e il Comune ha calcolato 240 possibili richieste, con l'impegno a utilizzare tutto lo stanziamento. Il punto è che la decisione di grattare il fondo del barile deriva soprattutto dalla necessità di coprire le difficoltà finanziarie della Bergamo Servizi, dovute dall'aumento straordinario (a causa della crisi?) delle famiglie insolventi, più numerose quest'anno rispetto al solito zoccolo duro di sfortunati e di furbi storicamente ben noti ai servizi. In sostanza, un giro di bilancio necessario verniciato di nobili intenzioni che però, proprio perché motivato da altro, è risultato un boomerang che causa un'effettiva, anche se non rilevante date le cifre in gioco, diseguaglianza. Sarebbe stato meglio chiamare le cose col loro nome e evitare di far apparire ideologica una scelta tecnica.
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