La centrale termoelettrica sarebbe dovuta nascere nelle campagne a sud dell’abitato di Stezzano, al confine con Levate. Tutta la vicenda ha inizio nel 2001 quando il consiglio comunale di Stezzano (allora guidato dal sindaco Michele Mirtani della Lega Nord, ora fuoriuscito dal gruppo e presente in consiglio come indipendente) esprime parere favorevole all’insediamento sul proprio territorio di un impianto termoelettrico, richiesto dalla società Atel. A seguito del parere negativo della Provincia, nel 2003 viene presentato un nuovo progetto che prevede anche la creazione di un impianto di teleriscaldamento che sarebbe andato a servire anche le abitazioni e gli insediamenti produttivi di Stezzano, e viene stipulata una convenzione tra Atel e Comune al quale, in cambio dell’insediamento, sarebbero andati due milioni di euro una tantum e 400 mila euro per i successivi otto anni. Nel 2004 cambia l’Amministrazione comunale, che passa alla lista ivica di centrosinistra «Stezzano 99» che dai banchi della minoranza aveva da subito contestato il progetto. L’amministrazione guidata da Stefano Oberti attiva un tavolo tecnico per eseguire una perizia sullo studio di fattibilità preparato dall’amministrazione precedente: lo studio inviato a Provincia, Regione e Ministero, chel ne 2005 ne boccia la realizzazione, aveva rivelato la non sostenibilità economica del progetto.
Tutto rimane sospeso fino al luglio 2007 quando la stessa società riattiva il procedimento con un progetto nuovo (a cominciare dal collegamento con la rete di Bergamo per il teleriscaldamento) e presenta un nuovo studio di fattibilità. Una tegola per l’Amministrazione comunale, che si era aggiunta al mancato inserimento di Stezzano tra i comuni dell’area critica della Regione, nonostante dai rilievi dell’Arpa, commissionati dal Comune stesso, i livelli di alcuni inquinanti fossero risultati spesso superiori a quelli rilevati dalle centraline fisse. Nel frattempo si era anche costituito un comitato di 14 Comuni, tra cui all’ultimo si è aggiunto anche Bergamo, che aveva contestato il progetto sotto molti punti di vista: dalla qualità dell’aria della zona già al di sopra dei limiti di legge (e al suo aggravamento per il traffico portato dall’arrivo l’arrivo di infrastrutture quali tangenziale Sud e quarta corsia dell’autostrada), all’elevato impatto paesaggistico e al contrasto dell’impianto con la costituzione del parco di interesse sovraccomunale (Plis del Morla). Considerazioni messe nero su bianco, che la commissione ministeriale di Vas ha posto alla base del parere negativo.
«Nella zona interessata – si legge nella relazione – il livello di qualità dell’aria è già ai limiti della norma (...) e nella specifica situazione l’insediamento della centrale potrebbe essere ritenuto ambientalmente accettabile esclusivamente se potesse contribuire a migliorare la situazione ambientale esistente». La commissione ha anche sottolineato la «non rilevanza» dell’impianto, spiegando come il recente Piano d’Adozione per l’energia (Pae) «dichiara che ad oggi il parco impiantistico installato è in grado di soddisfare appieno il fabbisogno regionale» e che gli impianti lombardi esistenti potrebbero addirittura produrre energia in surplus.
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