Cronaca
Mercoledì 18 Febbraio 2009
Sale dall'inguine la nuova
protesi valvolare aortica
Il 3 febbraio, agli Ospedali Riuniti, due anziane bergamasche sono state sottoposte con successo alla procedura d’inserimento transfemorale di una protesi valvolare aortica, unica possibilità per coloro, quasi un caso su tre, che soffrono di stenosi aortica ma non possono affrontare l’intervento chirurgico tradizonale.
«Il trattamento chirurgico infatti è ormai consolidato e dà ottimi risultati – spiega Orazio Valsecchi, direttore della Cardiologia 2° e tra coloro che hanno eseguito le due procedure -, ma comporta l’anestesia generale e l’impiego della circolazione extracorporea, il che lo preclude di fatto a un 30% di soggetti per i quali sarebbe invece indispensabile, come attestano i dati della Società europea di Cardiologia». Negli anni Ottanta si era percorsa la strada della valvuloplastica percutanea, inserendo un «palloncino» che serviva a dilatare la valvola aortica ristretta. I risultati immediati erano buoni, ma i benefici erano di breve durata. Oggi l’alternativa all’intervento di cardiochirurgia, per ora in pazienti altamente selezionati, è l’inserimento attraverso un’arteria a livello inguinale di una valvola biologica che, spinta all’interno di quella difettosa, la mantiene dilatata sostituendosi ad essa.
“Siamo il primo centro in Italia per l’approccio radiale, l’esecuzione di coronarografia e angioplastiche con stent partendo da un’arteria del polso anziché da una in sede inguinale. Aver aggiunto questa procedura – in Lombardia viene eseguita solo in altri tre centri - è la naturale evoluzione di un processo di continua crescita dell’azienda, che coinvolge diversi dipartimenti ed è frutto di grande collaborazione da parte di tutti”, commenta Carlo Bonometti, direttore generale dei Riuniti. Fattore non trascurabile, si tratta di procedure che, nell’ambito di un programma della Regione Lombardia unico in Italia, vengono rimborsate dal sistema sanitario nazionale.
“Questi due interventi rappresentano il primo passo di un progetto dipartimentale che prevede anche l’applicazione della valvola aortica per via transapicale - spiega Paolo Ferrazzi, direttore del Dipartimento Cardiovascolare -, cioè attraverso una piccola incisione del torace e della punta del cuore con una invasività ridotta rispetto all’intervento tradizionale. Tale intervento si propone in quei soggetti che presentano rischio troppo elevato per un intervento tradizionale e controindicazioni all’applicazione percutanea per severa patologia delle arterie iliache e femorali.”
Il 3 febbraio le due procedure sono state eseguite sotto la diretta supervisione di Alain Cribier, dell’Università di Rouen, inventore di questo tipo di valvola, costituita da uno stent d’acciaio che fa da supporto a lembi valvolari in materiale biologico. “E’ stato un grande onore lavorare con Cribier, ma soprattutto crediamo rappresenti una garanzia per i pazienti il fatto di entrare a far parte di un programma che non coinvolge solo i Riuniti e che consente di confrontare i risultati raggiunti su base scientifica tenendo conto anche del follow up, cioè del trattamento post intervento - prosegue Valsecchi -. “La maggiore garanzia di successo in questi ambiti è l’applicazione rigorosa di un programma che prevede un’attenta selezione dei pazienti e una seria suddivisione dei ruoli”. Fondamentale, per l’individuazione corretta dei pazienti, la collaborazione dei cardiologi non ospedalieri e dei medici di medicina generale.”
E’ toccato a due bergamasche di 78 e 83 anni essere sottoposte ai primi due trattamenti di questo tipo. La prima procedura ha richiesto più di tre ore, la seconda era già allineata con i tempi medi di questi interventi, circa due ore. La dimissione è avvenuta in quinta e settima giornata. Oltre all’équipe della Diagnostica Interventistica – Giulio Guagliumi con Valsecchi – hanno partecipato il direttore della Chirurgia vascolare Luigi Aiazzi, l’anestesista Maria Vittoria La Grotta, il cardiologo Attilio Iacovoni e il cardiochirurgo Amedeo Terzi.
“Si è trattato di un grande risultato di squadra, che coinvolge medici e personale infermieristico e che riguarda molte componenti del Dipartimento cardiovascolare diretto dal Paolo Ferrazzi e del Dipartimento di Anestesia diretto da Luca Lorini” conclude Valsecchi.
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