Metti una cena con Martina Caironi
«A Boccaleone mi sento in famiglia»

Formula vincente per le cene con ospite promosse negli spazi giovanili di Boccaleone. I ragazzi hanno condiviso cibo e riflessioni con Martina Caironi, atleta e campionessa paralimpica bergamasca.

Formula vincente per le cene con ospite promosse negli spazi giovanili. Dopo aver affrontato il tema della legalità con Davide Cerullo, fotografo e scrittore a Scampia, i giovani dello Spazio di Boccaleone hanno condiviso cibo e riflessioni con Martina Caironi, atleta e campionessa paralimpica, che ha conquistato tra le altre la medaglia olimpica d'oro nei 100 metri a Londra nel 2012 e i titoli di campionessa mondiale nei 100 e nel salto in lungo ai campionati mondiali di Lione.

Martedì sera la ventiquattrenne giocava in casa, perché nella struttura in via Gandhi ha condiviso molti pomeriggi quando era più giovane e lì è certa di ritrovare ogni volta propri coetanei come Elia, Simone e Pietro che sono anche tra i suoi migliori supporter. «È un bel modo di proporre un incontro stando intorno ad una tavola. Si crea un'atmosfera più informale. E poi qui mi sento in famiglia, sono originaria del quartiere» dice Caironi. «Mi interessa ascoltare le esperienze concrete delle persone. È stato così per Cerullo e mi aspetto la stessa cosa questa sera» dice la diciottenne Silvia prima dell'incontro. «Sono curiosa di conoscere Martina» aggiunge Alessia, studentessa di 17 anni. Finalmente gli educatori Anna Stancheris e Mario Apicella portano il primo a quasi una quarantina di giovani seduti alla tavolata. Al centro Martina. I ragazzi chiacchierano, scherzano. Svuotati i piatti, l'atleta prende la parola per iniziare il suo racconto.

All'inizio qualcuno tra i giovanissimi non sembra particolarmente interessato, gioca con il cellulare, ma via via che Martina racconta con semplicità come si è trovata a 18 anni con una gamba amputata, cala il silenzio. «Ad un certo punto, quando ho visto al centro di Budrio le foto degli atleti con le protesi, mi sono detta che ci volevo provare anche io» dice con un sorriso. Il messaggio che vuole lanciare è proprio questo: «Quando mi invitano nelle scuole vado volentieri. È un modo per far venire voglia di praticare sport e soprattutto di mostrare che alle difficoltà si può reagire, non lasciandosi andare». Ai ragazzi Martina parla in modo diretto, mostrando che le medaglie d'oro non le hanno tolto la semplicità. «È sempre stata così. Lei può essere davvero un modello positivo per i più giovani di come si deve credere in se stessi» riconosce l'amico Elia. La cena, aperta a tutti, ha visto la partecipazione anche di alcuni adulti. «Mi interessa l'esperienza di questa ragazza dal momento che ho anch'io una protesi» dice Alessandra Cappuccelli. La signora Elina, invece, è una vicina di casa: «Me la ricordo quando era piccola».

La storia di Martina ha interessato molto i ragazzi che hanno dialogato con lei, ponendo domande. «Anche la scorsa volta ci ha quasi stupito vedere i ragazzi avvicinarsi all'invitato per condividere il proprio pensiero» sottolinea l'educatrice. Dopo sport e legalità il prossimo appuntamento di «Indovina chi viene a cena?» è martedì prossimo: i ragazzi ceneranno con Giovanni Fucili, responsabile dell'incubatore di impresa di Bergamo Sviluppo.

Laura Arnoldi

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