Il messaggio del Papa: in famiglia
bisogna sempre farsi perdonare

Quando in famiglia «volano i piatti» ricordiamo di dire «permesso, scusa, grazie». Gli sposi non sono «ingenui», conoscono le «difficoltà» e sanno assumersi le responsabilità. È un messaggio che Papa Francesco ha rilanciato.

Quando in famiglia «volano i piatti» ricordiamo di dire «permesso, scusa, grazie». Gli sposi non sono «ingenui», conoscono le «difficoltà» e sanno assumersi le responsabilità. I sacramenti non sono «decorazioni» e i cristiani si sposano nel sacramento perché hanno bisogno della «grazia» che questo dà.

La «fatica» e le «difficoltà» delle famiglie, sia nella vita di coppia che tra le generazioni, si possono superare anche imparando a dire «permesso, scusa, grazie», le tre parole per la convivenza tra le persone che anche sabato 26 ottobre il Papa ha rilanciato da piazza San Pietro, invitando i presenti a ripeterle con lui.

Questi dunque i messaggi che Papa Francesco ha lanciato alle persone alle migliaia di persone giunte in piazza san Pietro per il pellegrinaggio delle famiglie nell'ambito dell'Anno della fede. Persone di tutte le età, adulti, anziani e bambini, nonni e bisnonni, da 75 Paesi e da cinque continenti, a Roma per una due giorni che culminerà domenica mattina con la Messa celebrata dal Pontefice.

Il Papa, giunto in piazza verso le 17,15, è stato circondato da un gruppo di bimbi che lo hanno accompagnato sul sagrato, dove ha salutato alcuni anziani. In piazza un tripudio di palloncini di tutti i colori, e il saluto di Federica, una piccolina di pochi anni. «Federica - ha commentato sorridendo il Papa - ha detto che si fa il segno della croce, voi sapete farlo? - ha chiesto – Io so farlo, ma non so se i bambini che sono qui sanno farlo. Sapete farlo? Lo facciamo insieme? "Nel nome del Padre, del figlio, dello Spirito Santo", ah, siete bravi».

Dopo che il coro dei piccoli ha cantato «We are the world» e i bimbi si sono seduti ai piedi del Papa, il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia monsignor Vincenzo Paglia ha rivolto il suo saluto al Pontefice, tra l'altro evocando le famiglie di immigrati presenti in piazza e invitando alla solidarietà con quelle siriane. La folla - che prima dell'arrivo del Papa ha passato alcune ore tra canti, danze, giochi di bimbi e testimonianze di adulti - si è dunque disposta ad ascoltare le parole del papa latinoamericano.

Ma prima alcune coppie sia giovani che anziane - una francese, una portoghese, una di romani, una composta da una italiana e da un polacco - hanno brevemente raccontato la loro storia: chi il matrimonio fissato per la prossima primavera, chi le difficoltà a pagare l'affitto, chi il colore delle nozze tra persone di paesi diversi, chi una lunga esperienza di coppia per il cui successo «non ci sono ricette segrete».

Tra le testimonianze più toccanti, anche quella di una donna mediorientale in fuga dal suo Paese; di una coppia di lampedusani che hanno raccontato il naufragio di circa 250 migranti eritrei, nel 2011, sulla loro isola e di Allison, un ingegnere agrario in fuga dalla Nigeria e naufragato proprio a Lampedusa, nel 2011. Sono intervenuti anche i fratelli Paolo e Vittorio Taviani: «Siamo laici, ma abbiamo accolto l'invito di Papa Francesco», hanno spiegato, prima di raccontare alcune rappresentazioni del dolore delle famiglie, tratte da loro film, e di regalare al Papa un libro e un cd.

Poi ha parlato il Papa, tra teologia e saggezza, senso del sacramento e conoscenza delle difficoltà delle persone. «Permesso, scusa, grazie», le tre parole per la convivenza e «gioia e ristoro, il ristoro che viene da Dio», le altre due parole che ha spiegato. Quindi canti finali, e il «Credo». Nel salire sulla jeep il Papa si è fermato a salutare diverse persone, tra cui il sindaco di Roma Ignazio Marino con la fascia tricolore.

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