Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 17 Ottobre 2013
Senza casa, i dati della ricerca Caritas
«I poveri non favoriscono il consenso»
«Oserei dire che parlare dei poveri è un tema da cui tenersi lontano, soprattutto in campagna elettorale perché non favoriscono il consenso». Con il direttore della Caritas Diocesana don Claudio Visconti, nel presentare la ricerca sugli «homeless» in Bergamasca.
«Sempre più avverto la distanza tra le cose nazionali e i territori. Dobbiamo riportare la voce dei territori, non solo nelle ricerche, dove comunque si cura il pensiero, ma anche e soprattutto nelle politiche ormai quasi assenti da questi temi. Oserei dire che parlare dei poveri è un tema da cui tenersi lontano soprattutto in campagna elettorale perché non favoriscono il consenso». Con il direttore della Caritas Diocesana don Claudio Visconti, nel presentare la ricerca sugli «homeless» in Bergamasca condotta in collaborazione con l'Università degli Studi di Bergamo.
Sono ormai da 40 anni che la Caritas ascolta e accoglie i «senza dimora» - ha sottolineao don Claudio -, ma negli ultimi anni, segnati dal forte aumento del fenomeno migratorio e della crisi economica, il fenomeno si è accentuato in termini quantitativi sia multidimensionali, relativamente al perché si arriva alla strada, al quando e al come.
Fondamentalment tre le domande che hanno guidato la ricerca: chi sono i senza fissa dimora? quanti sono a Bergamo? Cosa di buono i nostri servizi fanno per aiutare le persone che vivono questa situazione?
«Soprattutto in questo ultimo periodo - ha ribatio il direttore della caritas Diocesana - abbiamo avvertito una "provincializzazione" del fenomeno. Da sempre la città ed in particolare la Stazione, (è stato quasi sempre così, da noi ed anche in altre città) catalizza il fenomeno. Succede allora che sulla città si riversano persone o che abitano in paesi della provincia (ecco perché il coinvolgimento dei Comuni) o sono senza residenza perché apolidi, perché immigrati irregolari, o perché immigrati regolari appena arrivati o presenti da molto tempo che non potendo sostenere il peso di una casa, arrivano ai dormitori». Ma cosa significa questo per la città? Cosa significa per la provincia di Bergamo?
Un ultimo punto richiamato da don Visconti è quello della questione sanitaria: «la domanda che ci siamo posti è stata quella di capire, come, dove si curano queste persone; che rapporti hanno con i luoghi di cura e come i luoghi di cura si occupano di loro!».
Ecco alcuni dati della ricerca. Il numero delle persone senza fissa dimora effettivamente registrate dalle strutture di alloggio della provincia di Bergamo supera notevolmente la stima ipotizzata dall'Istat (683 soggetti a Bergamo). Inoltre la situazione locale della provincia bergamasca si differenzia di poco dal quadro nazionale nella componente maschile, che supera solamente di due punti percentuali (88%) la presenza maschile su scala nazionale (86%).
Anche il rapporto tra cittadini stranieri e italiani è differente rispetto alla situazione nazionale. Infatti mentre in Italia le persone senza fissa dimora straniere sono pari al 59% della popolazione totale, a Bergamo la componente straniera rappresenta ben il 73% dell'universo delle persone senza fissa dimora.
Dai dati è emerso che il totale delle persone ospitate presso le strutture bergamasche è diviso tra un 38% che ha dormito per meno di una settimana, nel corso dell'anno, e il 62% che invece è stato ospitato per una periodo maggiore alla settimana. Nella provincia di Bergamo il 12% delle persone SFD Senza Fissa Dimora è donna. Tra queste il 56% è straniero, mentre il restante 44% italiano.
La componente maschile della popolazione SFD per l'anno 2012 è pari a 599 persone, ovvero all'88% del totale. Il 75% degli uomini SFD è straniero.
Le problematiche della condizione di homeless riguardano tanto la sfera dei bisogni materiali (lavoro in primis), quanto la partecipazione alla società (accesso ai diritti in primis). Le istituzioni e i servizi pubblici (anagrafi comunali e servizi di cura), presenti sul territorio bergamasco, hanno una percezione drammaticamente sottostimata del fenomeno.
Oltre a essere invisibile ai servizi formali la persona homeless è spesso isolata anche dalle reti di prossimità (familiari, amici e conoscenti) e ciò rende la sua condizione personale ancora più vulnerabile.
Le problematiche per il futuro
La drammatica scarsità di opportunità lavorative e di sostegno economico impedisce alle persone homeless di pensare a un proprio futuro, in autonomia dai servizi.
A queste problematiche, di carattere materiale, si somma il rischio di isolamento dal resto della società, dunque di non riuscire a istaurare nuove relazioni o a riattivare le reti di frequentazione precedenti. Tale situazione rischia di ridurre la partecipazione sociale e produrre una grave mancanza affettiva.
L'invisibilità, la scarsità di opportunità lavorative, il rapporto sproporzionato tra il numero di Senza Fissa Dimora e progetti di reinserimento sociale rischiano di amplificare i costi economici e sociali della grave povertà a Bergamo.
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