La griffe si vende a peso
E l'acquisto diventa solidale

I più giovani sono avvisati, e lo sono anche le mamme che alla fine sono quelle che aprono il portafogli. Felpe e maglie Abercrombie & Fitch, così come Hollister, brand americani molto in voga tra i ragazzi, ora si comprano a peso.

I più giovani sono avvisati, e lo sono anche le mamme che alla fine sono quelle che aprono il portafogli. Felpe e maglie Abercrombie & Fitch, così come Hollister, brand americani molto in voga tra i ragazzi, ora si comprano a peso.

L'originale idea è di Cristina Dezza, bergamasca doc e conosciuta nel mondo del commercio cittadino, soprattutto per il suo negozio «Perfiloeper segno», per molti anni tappa fissa di chi cercava, in via Tasso, cachemire di qualità e accessori per la casa.

Poi Cristina, «affossata dalla crisi e dagli affitti troppo cari», si è spostata in via Pignolo ed è pure finita a Berlino, ma da qui è tornata con un'idea: «Ho preso spunto da quello che ha fatto lo scorso anno l'associazione Terra Uomo di Ranica - racconta -: anche loro avevano testato la vendita di capi firmati a peso e quindi ho pensato di avviare questo progetto commerciale, un nuovo temporary store mirato a un target giovane».

Il contatto con un fornitore di Prato arriva poco dopo e così Cristina ha trasformato il suo spazio di via Pignolo 10, in città: qui da pochi giorni vende, ma solo a peso, capi di Abercrombie & Fitch e Hollister: «Tutta merce che arriva dagli Stati Uniti - spiega -. Si tratta di pezzi di campionario, ma anche capi usati, in ottime condizioni e ovviamente sanificati. C'è anche merce ritirata dagli store americani che arriva in Italia e viene ridistribuita».

Si sceglie, quindi, e si mette tutto sulla bilancia: i prezzi variano dai 4 ai 6 euro all'etto, a seconda del capo scelto. «Un modalità molto semplice e immediata - commenta Cristina Dezza -, una tecnica economica che voglio testare anche per capire che risposta dà il pubblico».

E in un periodo di crisi come questo, dove le mode spingono sulle nuove generazioni, un progetto di questo tipo può avere i suoi vantaggi: «Ma non solo: l'acquisto a peso lo abbiamo reso anche solidale: un euro per ogni capo venduto sarà devoluto al Cesvi, per i progetti sulla sicurezza alimentare che questa associazione porta avanti con grande serietà» continua Cristina, che porterà avanti il temporary a peso fino alle fine del mese: «Dal 1° novembre ripartirò con la mia collezione di capi in cachemire, ma sicuramente la scelta di rinnovarmi in via Pignolo con questa vendita all'etto è dettata dalla voglia di movimentare il commercio del centro, con un'idea alternativa».

E in una strada ricca di piccole attività, tra loro diverse e stimolanti: «È una via in cui credere, ma è anche una via da valorizzare, che ha bisogno di maggiore attenzione da parte del Comune: si dovrebbe favorire più passaggio, anche con nuovi parcheggi nella zona, per esempio in via Camozzi».

E lo dice una che in via Tasso, dopo cinque anni, ha dovuto chiudere «un concept store che vendeva dall'abbigliamento al pezzo di design - spiega -: ho risentito del calo dei consumi, degli affitti troppo alti. Da qui le esperienze dei temporary store in via Tasso e in via Sant'Orsola, nel Natale del 2005, ma anche di quelli aperti in giro per l'Italia a vendere capi in cachemire: linee disegnate da me e realizzate da maglifici della Lombardia».

Tutti progetti in continua evoluzione: «Ora voglio concentrarmi sul temporary a peso: la scelta dei marchi non è casuale, un po' me la aspetto la fila fuori dal negozio». Una speranza che potrebbe avvantaggiare borgo Pignolo, creando movimento e dando spazio a una nuova filosofia del commercio, anche quello dell'usato, che non è ancora così consolidato in città: «Soprattutto tra i giovani, attenti alle griffe e alle mode del momento». Ma con il fenomeno vintage sempre più forte e la crisi economica che incalza, la vendita a peso può diventare anch'essa una moda. Decisamente più low cost.

Fabiana Tinaglia

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