Cronaca
Martedì 24 Settembre 2013
18 fusioni per 56 Comuni:
il Consiglio vota i referendum
Via libera all'unanimità del Consiglio regionale, presieduto da Raffaele Cattaneo, a 18 proposte di referendum per la fusione di 56 comuni lombardi nelle province di Bergamo, Como, Lecco, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese.
Via libera all'unanimità del Consiglio regionale, presieduto da Raffaele Cattaneo, a 18 proposte di referendum per la fusione di 56 comuni lombardi nelle province di Bergamo, Como, Lecco, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese.
Le 18 proposte di referendum per la fusione (relatori Stefano Carugo e Giulio Gallera del PdL) hanno già avuto il parere favorevole delle Commissioni Affari Istituzionali e Riordino delle Autonomie. Interessano complessivamente 7 Comuni nella provincia di Bergamo, 23 in quella di Como 10 in quella di Sondrio, 8 a Varese, 4 a Pavia e 2 rispettivamente a Lecco e Mantova.
Rinviata invece in Commissione la diciannovesima proposta di referendum per la fusione dei Comuni mantovani di San Giorgio e Bigarello, in attesa del parere della Giunta che ancora non si è espressa sul provvedimento. Il rinvio, proposto dai relatori Stefano Carugo e Giulio Gallera, è stato approvato dal Consiglio con la precisazione, voluta dal Partito Democratico, che la proposta di referendum approdi comunque in aula il prossimo 8 ottobre, in modo da garantire i tempi tecnici per l'eventuale partecipazione dei due Comuni all'election day di dicembre. Contrario invece il Movimento Cinque Stelle “Blocchiamo un procedimento e ritardiamo un iter - ha detto Dario Violi - senza che ci siano motivazioni ostative reali. Per questo diciamo no al rinvio in Commissione”.
Prevista dalla nostra Costituzione, la fusione consiste in un processo di accorpamento e soppressione di più Comuni preesistenti e finalizzato ad istituire un nuovo Comune (con una denominazione nuova, che sarà anche questa oggetto del quesito referendario) col duplice obiettivo di ridurre i costi della macchina amministrativa e allo stesso tempo migliorare i servizi erogati ai cittadini. Dopo i referendum l'iter della fusione prevede l'eventuale formalizzazione di un progetto di legge da sottoporre al parere degli Enti locali interessati e al voto del Consiglio regionale.
Ampio il dibattito sviluppatosi attorno all'intervento del capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo, che chiedeva di attendere i pareri delle Province e delle Comunità montane prima di procedere. Il dubbio procedurale è stato sciolto con una nota degli uffici legislativi che hanno confermato che la “circostanza che i pareri non siano ancora pervenuti non osta alla deliberazione del Consiglio regionale sulle proposte di referendum”. “Il voto odierno – ha precisato Massimiliano Romeo (LN) - non è un voto favorevole alla fusione, ma è un atto dovuto ai fini di consentire alle popolazioni coinvolte di esprimere le proprie intenzioni attraverso un referendum. Non siamo contrari a un provvedimento che abbiamo sostenuto anche in Commissione. Solo preferivamo sentire Province e Comunità montane prima di votare”. I relatori delle proposte, i pidiellini Giulio Gallera e Stefano Carugo hanno sottolineato l'importanza di un voto celere. “I pareri degli enti locali – ha spiegato Giulio Gallera - viaggiano in parallelo e non possiamo ritardare un processo che viene chiesto dagli stessi Comuni. I progetti di fusione rientrano in una politica più generale di questa amministrazione che va verso la riduzione delle spese pubbliche pur mantenendo i servizi al cittadino”.
“Portando in Aula queste proposte di referendum – ha continuato Stefano Carugo – abbiamo dato piena attuazione al mandato consegnato alle Commissioni da questo Consiglio. Votare a favore significa dare voce ai cittadini e conoscere la loro opinione sulle proposte di fusione presentate dalle amministrazioni”.
“Dare il via libera a questi provvedimenti - ha sottolineato Fabio Pizzul (PD) - significa rispettare la volontà dei cittadini e delle stesse amministrazioni che chiedono di fondersi perché hanno strutture e costi non sostenibili”.
“Avremmo preferito – ha detto Stefano Bruno Galli (Lista Maroni) – sentire il parere degli enti locali visto che la fusione è certamente lo strumento migliore, perché premette una consultazione popolare, ma resta comunque una misura da utilizzare con equilibrio e delicatezza”. Per Dario Violi (M5S) “Non si può immaginare di votare contro perché oggi non entriamo nel merito della fusione ma decidiamo solo sull'indizione del referendum per conoscere l'opinione dei cittadini”.
Durante il dibattito sono intervenuti anche i Consiglieri regionali Anna Lisa Baroni e Alessandro Fermi (PDL), Pietro Foroni (Lega Nord), Fabio Angelo Fanetti e Lino Fossati (Lista Maroni), Alessandro Alfieri, Enrico Brambilla e Corrado Tomasi (PD), Paola Macchi (M5S).
Giudizio positivo sull'indizione dei referendum per le fusioni è stato espresso dal PD: «Il Consiglio regionale – dichiara Mario Barboni, consigliere al Pirellone - ha compiuto un passo importante nella direzione della semplificazione e della razionalizzazione degli enti locali, andando incontro alla volontà dei consigli comunali che hanno deliberato la volontà di fusione. Ora la parola passa ai cittadini che in autunno diranno la loro. Il nostro auspicio è che non prevalgano logiche di campanile ma che invece si tenga conto delle troppe difficoltà in cui versano i piccoli centri, ormai incapaci di garantire i servizi necessari ai propri cittadini».
Sulle proposte di referendum in discussione nell'odierno Consiglio Regionale e riguardanti 56 Comuni lombardi sono intervenuti i consiglieri regionali del Carroccio, Silvana Saita e Roberto Anelli. «Va precisato che il voto odierno – affermano Saita ed Anelli - non è un voto favorevole alla fusione, ma si tratta di un atto dovuto ai fini di consentire alle popolazioni coinvolte di esprimere le proprie intenzioni attraverso un referendum. La posizione della Lega Nord sulle fusioni dei Comuni è chiara: noi vogliamo che venga assolutamente rispettata la volontà popolare. Regione Lombardia non può e non deve assumere decisioni contrarie al risultato dei referendum. Siamo inoltre del parere che debbano essere tutelate le piccole Comunità, in ugual misura rispetto alle Comunità più grandi, in modo da evitare ogni tipo di prevaricazione». «Restano comunque parecchie perplessità anche in ordine alle motivazioni per le quali alcuni processi di fusione vengono portati avanti, non vorremmo che dietro la giustificazione dei risparmi ci fosse invece la volontà di qualche Sindaco che giunto al termine del secondo mandato, cerchi di utilizzare questo stratagemma per potersi ricandidare per la terza volta. Proprio per evitare questo tipo di escamotage abbiamo presentato un ordine del giorno, approvato dall'aula, che impegna la Giunta regionale a chiedere al Governo un intervento legislativo in tal senso. Non si comprende poi perché si cerchi di mandare al voto per la terza o la quarta volta Comunità che si sono già espresse recentemente sulla stessa questione; in questi casi si dovrebbe introdurre per legge un intervallo temporale di qualche anno fra un referendum e l'altro».
Qui di seguito Comuni e Province, per i quali l'Aula ha a approvato l'indizione del referendum ai fini della fusione.
Bergamo
Sant'Omobono Terme e Valsecca
Brembilla e Gerosa
Covo, Fara Olivana con Sola e Isso
Como
Bellagio e Civenna
Drezzo, Gironico e Parè
Faloppio, Ronago e Uggiate Trevano
Claino con Osteno, Corrido, Porlezza, Valsolda e Val Rezzo
Lenno, Ossuccio, Tremezzo e Mezzegra
Menaggio, Grandola ed Uniti, Plesio e Bene Lario
Musso e Pianello del Lario
Lecco
Verderio Inferiore e Verderio Superiore
Mantova
Virgilio e Borgoforte
Pavia
Cornale e Bastida de' Dossi
Pieve del Cairo e Gambarana
Sondrio
Grosotto, Mazzo di Valtellina, Tovo di Sant'Agata, Vervio e Lovero
Chiavenna, Mese, Gordona, Menarola e Prata Camportaccio.
Varese
Maccagno, Pino sulla sponda del Lago Maggiore e Veddasca
Cassano Valcuvia, Ferrera di Varese, Grantola, Masciago Primo e Mesenzana.
Dopo il voto che ha dato via libera alle 18 proposte di referendum per la fusione di Comuni, Il Consiglio ha approvato un ordine del giorno proposto dalla Lega Nord (primo firmatario il capogruppo Massimiliano Romeo) e sottoscritto anche da M5S e Pd. Con il testo si impegna la Giunta ad un'iniziativa legislativa presso le Camere per evitare che la fusione di Comuni conduca alla possibilità di scavalcare la norma che riguarda un eventuale terzo mandato dei Sindaci.
La legge (art.51 del Testo unico sugli Enti Locali) prevede infatti l'impossibilità di un terzo mandato consecutivo per i Sindaci e Presidenti di Provincia, ma con il cambio di denominazione di alcuni Comuni si potrebbero creare al riguardo alcune ambiguità. Il sindaco uscente di uno dei Comuni interessati potrebbe infatti candidarsi a sindaco del Comune frutto della fusione aggirando così la norma e travisandone lo spirito. Approvato all'unanimità anche l'ordine del giorno proposto dal Pd, primo firmatario Alessandro Alfieri, sul limite demografico per le gestioni associate di Comuni.
Il documento parte dalla considerazione che la fusione può rappresentare una soluzione efficace nella gestione dei servizi al cittadino, realizzando anche delle economie di scala, e mira a non appesantire le amministrazioni con ulteriori obblighi, quale quello di attivare procedure di gestione associata dei servizi e di convenzioni che risulterebbero superflue. Quindi con l'impegno assunto oggi, il Consiglio esenterà dall' obbligo di attivare convenzioni per l'esercizio delle funzioni fondamentali in forma associata i nuovi Comuni nati da fusioni. Per questo ci si impegna a modificare la norma regionale “esentando dall'obbligo dell'esercizio delle funzioni fondamentali in forma associata i nuovi Comuni nati da fusioni (che abbiano una dimensione demografica pari o superiore al quadruplo del numero di abitanti del Comune demograficamente più piccolo)“.
Approvata a maggioranza la mozione, d' iniziativa della Lega Nord, per mantenere su territorio regionale, anche in vista di Expo 2015, il “Forum mondiale Unesco sulla cultura “, di cui attualmente si prevede lo svolgimento a Firenze anziché a Monza, presso la Villa Reale, come nelle edizioni 2009 e 2011. La Giunta viene inoltre invitata a chieder al Governo ulteriori fondi per manifestazioni ed eventi culturali in occasione dell'Expo.
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