«Volevo aiutare mio fratello»
Ma la velocità inchioda Vicky

«Sono tornato indietro perché volevo soccorrere Baldev, ancora in balia degli aggressori». Ma la velocità con la quale Vicky Vicky è piombato, alla guida della Volkswagen Golf smentisce anche il tentativo di giustificazione fornito al giudice per le indagini preliminari.

«Sono tornato indietro perché volevo soccorrere Baldev, ancora in balia degli aggressori». Ma la velocità con la quale Vicky Vicky è piombato, alla guida della Volkswagen Golf grigia tra l'altro di proprietà del fratello rimasto ucciso, di fatto smentisce anche il tentativo di giustificazione fornito al giudice per le indagini preliminari che ne ha convalidato l'arresto, confermando la custodia cautelare in carcere.

Davanti al gip Bianca Maria Bianchi, Vicky ha infatti dovuto ammettere che non c'erano auto che gli ostruivano il passaggio e che lo avrebbero costretto a svoltare all'ultimo, investendo il fratello - già a terra ferito - e la dottoressa Eleonora Cantamessa. Inizialmente l'arrestato aveva infatti riferito di aver visto un «bagliore», una sorta di riflesso da lui scambiato per un'altra auto, che lo avrebbe costretto a sterzare all'improvviso: messo di fronte ai fotogrammi delle telecamere di via Kennedy, Vicky - risultato negativo ai test di alcol e droga - ha invece ammesso che non c'era alcuna auto che gli ostruiva la marcia.

Secondo il gip, Vicky si sarebbe allontanato in auto per tre minuti, percorrendo dunque un tratto di strada superiore ai cinquanta, cento metri riferiti al pm nel primo interrogatorio. «Procedere a velocità sostenuta non era condotta adeguata a salvare il fratello - scrive il gip nell'ordinanza di convalida del fermo -. Sarebbe stato molto più sensato avvicinarsi con cautela per verificare la situazione. L'unica spiegazione plausibile è che l'indagato, per la scarsa illuminazione del tratto, approssimandosi al luogo teatro della rissa, notata la presenza di altre autovetture, abbia pensato che altri fossero intervenuti in supporto dei contendenti e abbia scambiato le persone che erano in piedi per i Ram (la «fazione» avversa con la quale lui e il fratello erano venuti alle mani poco prima e già nel pomeriggio a Casazza, ndr.), senza avvedersi del fratello steso al suolo».

Leggi le quattro pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 15 settembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA