Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 09 Settembre 2013
Anno nuovo problemi vecchi
Cisl: la scuola riparte acciaccata
Le vacanze scolastiche sono ormai agli sgoccioli. Giovedì 12 settembre gli istituti della provincia di Bergamo riapriranno le porte a una numerosa popolazione di studenti e lavoratori. E con i portoni delle scuole si riaprioanno vecchie polemiche e problemi.
Le vacanze scolastiche sono ormai agli sgoccioli. Giovedì 12 settembre gli istituti della provincia di Bergamo riapriranno le porte a una numerosa popolazione di studenti e lavoratori. E con i portoni delle scuole si riaprioanno vecchie polemiche e problemi che l'estate non è certo riuscita a lenire.
E' quanto si legge in una nota della Cisl. «L'inizio dell'anno scolastico - prosegue - sarà infatti ancora all'insegna dell'emergenza, con disagi diffusi e ampiamente prevedibili, grazie al blocco del contratto, alla mancata soluzione della problematica dei docenti inidonei all'insegnamento, al blocco del pensionamento ai lavoratori che hanno raggiunto quota 96 entro il 31 agosto, all'assenza di un nuovo sistema di reclutamento serio e equo, che dia risposte alle attese di lavoro assicurandone anche la giusta qualità e per finire la valutazione del sistema nazionale di istruzione».
«Anche quest'anno, insomma, il ministro dell'istruzione, come i precedenti, sarà commissariato dal ministro dell'economia», così Vincenzo d'Acunzo, segretario generale di Cisl Scuola Bergamo delinea l'orizzonte che si staglia sul mondo della scuola, anche quella bergamasca.
«In questi giorni, il ministro Carrozza ha completato il piano triennale per le immissioni in ruolo docenti ed Ata, autorizzando 11.268 posti docenti su tutto il territorio nazionale di cui 155 a Bergamo. Un numero non sufficiente per smaltire ed assumere tutti i vincitori di concorso. Altre 109 assunzioni sono previste nel ruolo di Ata».
«Una tappa importante nel percorso avviato con l'intesa che ha portato al piano triennale di assunzioni varato nel 2011. Con quelle di quest'anno, grazie a quell'intesa, le nomine in ruolo di docenti sono 62.300 e quelle di personale Ata 42.500, riducendo così l'area dell'impiego precario. Tuttavia – sottolinea d'Acunzo -, la mancata autorizzazione all'assunzione di 3.500 Ata (in particolare Assistenti amministrativi e Tecnici) penalizza in modo ingiustificato un'area professionale indispensabile al funzionamento della scuola. Dare lavoro stabile a migliaia di persone è un fatto positivo, e lo è ancor più in un contesto difficile come quello che il paese sta vivendo, ma il beneficio che ne deriva riguarda in generale il sistema, che della stabilità ha bisogno per programmare e gestire al meglio la sua organizzazione del lavoro».
«La scuola bergamasca ha energie da mettere in gioco per dare risposte ai giovani e alla societa' civile, ma la scuola deve essere considerata nel modo giusto: un pubblico valore e non un semplice costo per la collettività. Allora bisogna trovare le condizioni per liberare energie che potranno risultare decisive per la ripresa della crescita economica e sociale del paese e di Bergamo; chiamare tutti i soggetti ( politici, sociali e istituzionali) a una forte e comune assunzione di responsabilità per accrescere la capacità del sistema di dare risposte efficaci alla domanda di formazione, promuovendo cittadinanza attiva, lavoro e qualità del lavoro in ogni ambito della produzione di beni e servizi».
«Nella fattispecie, la scuola superiore in provincia di Bergamo, come risulta da indagini e rilevazioni condotte a vario titolo, è in grado di assicurare livelli di preparazione medio- alta e possibilità di inserimento nel mercato del lavoro con livelli accettabili di competenza. I rilevanti contributi dei diversi attori istituzionali e sociali locali e delle scuole autonome, nonché il lavoro di docenti e dirigenti in molti istituti, hanno consentito alla scuola bergamasca di mantenere un adeguato livello di qualità e di interazione positiva con il contesto locale anche a fronte del progressivo venir meno delle risorse disponibili a sostegno dell'autonomia delle scuole».
«Ora, però, serve un salto di qualità. In attesa di una verifica critica sulla Riforma Gelmini , di una inversione di tendenza che ponga fine agli enormi tagli e risparmi per tornare a reinvestire sulla scuola, della definizione costituzionale di un nuovo assetto delle autonomie locali e delle competenze in materia di istruzione e formazione è, per la CISL Scuola, indispensabile una mobilitazione congiunta di tutti gli attori istituzionali, sociali, economici, culturali e professionali bergamaschi per realizzare un progetto organizzativo nuovo di rilancio della qualità e dell'efficacia della scuola superiore in provincia di Bergamo».
«La Cisl e la Cisl Scuola lanciano un appello alle altre organizzazioni sindacali e a tutti gli attori sociali e istituzionali perché si realizzi un confronto operativo a Bergamo per la progettazione di quattro sperimentazioni ( ad esempio area scientifico -industriale, area commerciale, area dei servizi culturali e sociali, area territorio- edilizia-logistica) utili a testare un nuovo modello collaborativo e sinergico di autonomia scolastica in grado di mobilitare risorse, realizzare economie di scala e di scopo e di ipotizzare modelli gestionali nuovi nella direzione delle fondazioni».
In questa situazione, gli stipendi dei lavoratori della scuola sono fermi da 7 anni ed è inaccettabile che da una parte si blocchino gli stipendi e dall'altra continuino gli sprechi.
«I lavoratori della scuola comprendono che c'è un problema generale che riguarda l'intera Europa . Hanno fatto e continuano a fare sacrifici. Quello che non capiamo e' come si possa tenere da una parte la linea del rigore e dall'altra quella della permessività. Cosi non si può andare avanti, e noi non staremo fermi, faremo scattare la mobilitazione. La Cisl vuole il confronto sui contratti, sugli stipendi e le pensioni d'oro, sulle spese ingiustificate delle amministrazioni. Quando si riaprirà la trattativa la nostra proposta sarà netta: utilizzare i soldi provenienti da sprechi, ruberie e evasione fiscale per il contratto della scuola e per il miglioramento del sistema formativo».
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