«Serve un esame di coscienza
sulle ipocrisie della Chiesa»

«I cristiani non devono mai separare celebrazione e rito dalla vita quotidiana. Celebrare l'Eucaristia significa servizio». Ieri sera in Cattedrale, il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, ha presieduto la concelebrazione eucaristica nella seconda giornata della 64ª Settimana liturgica nazionale, che si tiene in Seminario fino a venerdì sul tema «Cose nuove e antiche (Mt 13, 52). La liturgia a 50 anni dal Concilio».

«La Chiesa è ascolto» La mattinata è iniziata con la relazione «Proclamazione biblica nella celebrazione liturgica: una Parola viva», svolta da monsignor Ermenegildo Manicardi, rettore del Collegio Capranica di Roma, che ha inserito la riforma liturgica alla luce costituzione dogmatica «Dei Verbum» del Vaticano II e nel documento del Sinodo dei vescovi del 2008. «La liturgia è luogo di incontro della Parola viva di Dio che finalmente può essere ascoltata nella propria lingua e non più commutata soltanto dalle omelie. Viene offerta la più bella definizione della Chiesa, cioè ascolto religioso della Parola e sua proclamazione con fiducia. La Parola di Dio ha una dimensione cosmica perché è già nella creazione ed è nella coscienza dell'uomo». In questo senso va anche la «Dei Filius» del Vaticano I (1870), quando afferma che l'uomo è in grado di conoscere Dio partendo dalla realtà creata e dal lume naturale della ragione. «Rispetto a cinque secoli precedenti, quando c'era il terrore della lettura privata della Bibbia, la Dei Verbum è stata una rivoluzione, perché auspica l'accesso diretto dei fedeli ai testi biblici, un passaggio realizzato anche con la riforma liturgica».

«L'omelia è comunicazione» È seguita la relazione «Il caso serio della predicazione», tenuta da don Paolo Tomatis, direttore dell'ufficio liturgico di Torino, che ha ricordato le non infondate «lamentazioni» dei laici sulle omelie, giudicate noiose, lunghe e in ritardo rispetto alla potenza dei massmedia. «L'omelia è un atto di comunicazione ed è parte dell'azione liturgica. Questo appare più evidente nel nostro oggi con l'esplosione dei mezzi di comunicazione». Il relatore ha quindi ripercorso il periodo precedente alla riforma liturgica fino alle riforme conciliari. «Il Concilio afferma: omelia nella liturgia, omelia sulla Parola di Dio e sul mistero liturgico, omelia obbligatoria. Anche l'omelia deve avere qualità teologica, che ha la sorgente nella Parola di Dio e deve portare al Mistero di Cristo. L'omelia non è parola mia, ma Parola di Dio». Nel pomeriggio i convegnisti si sono divisi in sei gruppi di studio.

Le parole del cardinale I convegnisti hanno poi raggiunto la Cattedrale per la Messa presieduta dal cardinale Coccopalmerio. Fra i concelebranti il vescovo Francesco Beschi. All'omelia, il cardinale ha commentato il Vangelo di Matteo sulle forti accuse di ipocrisia e cecità rivolte da Gesù Cristo a Scribi e Farisei. «Anche noi dobbiamo fare un esame di coscienza sulle ipocrisie personali e quelle della Chiesa». Il cardinale ha portato tre esempi paradigmatici. L'ecumenismo: «Le varie Chiese dovrebbero saper discernere le verità di fede dagli elementi non essenziali o contingenti». La vita liturgica: «Ministri e laici dovrebbero sempre far corrispondere al rito una vita cristiana di amore». Il diritto canonico: «I pastori dovrebbero discernere le norme necessarie al vero bene delle persone da quelle inutili».

Gli appuntamenti di oggi
Oggi terza giornata di lavori con due relazioni: «Mistero, simbolo e presenza» e «I ruoli nella liturgia come forma della Chiesa». Nel pomeriggio sono previsti itinerari artistico-culturali e Messe in varie chiese.

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