Preoccupati gli imprenditori orobici
«Chiuse le nostre fabbriche»

Sono ore di trepidazione e di attesa, quelle che si stanno consumando in Egitto. Forte anche la preoccupazione degli imprenditori bergamaschi impegnati all'ombra delle piramidi.

Sono ore di trepidazione e di attesa, quelle che si stanno consumando in Egitto. Forte anche la preoccupazione degli imprenditori bergamaschi impegnati all'ombra delle piramidi. «Laggiù la situazione è molto critica ? conferma Paolo Valoti, presidente del gruppo tessile V&V Italian Style di Alzano Lombardo, una camiceria in Egitto ? ma per il momento la situazione nella nostra fabbrica è tranquilla. Lo stabilimento è chiuso per le festività di chiusura del ramadan. Siamo in contatto comunque con i nostri tecnici egiziani, che ci hanno assicurato che non vi sono preoccupazioni. La nostra speranza è che questo massacro finisca al più presto».

«Il 5 settembre - aggiunge l'imprenditore seriano - dovrò recarmi al Cairo e mi auguro che per quella data tutto si sia sbloccato. Perché se non fosse possibile volare in Egitto o vi fossero ancora disordini in corso, mi troverei costretto a rinunciare. Lo stabilimento è in buone mani, operatori e manager egiziani sono molto bravi. Spiace però che la popolazione debba vivere questi eventi tragici. Purtroppo noi non possiamo fare nulla, se non aspettare. Nostre maestranze bergamasche si sono recate in ferie nei resort di Sharm-el-Sheik e a Marsa Matrouh ma senza incontrare alcun problema».

Una situazione tranquilla, che però potrebbe degenerare da un momento all'altro. «L'Egitto è un mondo a sé - spiega Valoti - nel giro di poche ore può cambiare tutto. Ed è un vero peccato perché noi abbiamo fatto degli investimenti e i dipendenti locali hanno bisogno di lavorare. In alcune zone del Paese si vive in estrema indigenza e in condizioni drammatiche. Nella nostra piccola realtà, invece, cristiani, copti e musulmani vivono all'interno della fabbrica in piena armonia, pensando solo al proprio lavoro e al benessere delle proprie famiglie. Si respira un'aria di serenità che è dimostrazione della bontà d'animo di questa gente. Quando invece subentrano i fanatismi, allora tutto va all'aria».

Amarezza e preoccupazione anche nelle parole di Silvio Albini, presidente dell'omonimo Cotonificio di Albino, che nel Paese nordafricano ha una tessitura per camiceria e un altro stabilimento più piccolo per la tintoria dei filati, a supporto della tessitura, situati nelle vicinanze di Alessandria. «In questo momento la produzione è ferma - spiega - in attesa dell'evoluzione degli eventi. Avevamo già ripreso l'attività lavorativa, ma i disordini e il coprifuoco che impedisce la libera circolazione ci hanno portato alla decisione di sospendere la produzione. E fino a quando non cambierà la situazione non riprenderemo. È pericoloso muoversi e non vogliamo rischiare che i nostri giovani operai corrano rischi. Stiamo a veder cosa succede in questi giorni. Poi decideremo cosa fare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA