Anziani sì, ma attivi e in salute
L'Università studia chip salvavita

Invecchiare bene, restando attivi e in buona salute. Il progetto «Smart aging» (Invecchiamento intelligente) – condotto da un team di ricercatori dell'Università di Bergamo - permetterà con microchip di inviare i dati al medico curante.

Invecchiare bene, restando attivi e in buona salute il più a lungo possibile. Nulla a che vedere con «Cocoon», il film di Ron Howard in cui arzilli vecchietti ringiovaniscono grazie alle immersioni in una piscina miracolosa. Qui si parla di scienza, non di fantascienza.

Il progetto «Smart aging» (Invecchiamento intelligente) – condotto da un team di ricercatori dell'Università di Bergamo in collaborazione con l'Università di Brescia, il San Raffaele di Milano, l'Istituto Mario Negri di Bergamo e il Cnr – si propone di «sviluppare soluzioni e servizi innovativi, basati su elevate tecnologie, per sostenere un invecchiamento della popolazione il più possibile sano e attivo».

Obiettivo di grande attualità, considerato l'invecchiamento progressivo della popolazione italiana, che segue lo stesso trend del Giappone, una delle nazioni più longeve al mondo.

Il campo di azione è vasto e il fine prioritario è avvicinare gli enti di cura alla persona attraverso la tecnologia. Si lavora infatti  sulla domotica applicata alle patologie croniche e su sensori salvavita che il paziente può portare indosso.

Le condizioni fisiologiche della persona sotto osservazione potranno essere rilevate attraverso microchip nascosti all'interno di braccialetti, cerotti o magliette, in grado di registrare frequenza cardiaca, pressione arteriosa, livello di stress del paziente; dati inviati in tempo reale al medico curante.

Tutto su L'Eco di Bergamo del 15 agosto

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